Puntura di insetto

Torna indietro

Durante l’estate aumenta in maniera consistente la presenza di insetti come zanzare, vespe e api.

Le punture di zanzara sono molto comuni. Questi insetti colpiscono in prevalenza dal tardo pomeriggio, anche se le zanzare tigre possono pungere durante tutto il giorno e provocano una reazione più grave. Le zanzare preferiscono la pelle umida o sudata nonché i vestiti scuri e sono maggiormente presenti nelle zone lacustri o paludose e dove si trova dell’acqua stagnante.

Per le vespe e le api il pungiglione è un’arma di difesa. Le api possono essere considerate in un certo senso innocue, perché pungono solo se avvertono un pericolo per sé o per il proprio alveare. Le vespe sono invece attratte dal cibo e in particolare dai dolci (è questo il motivo per cui ronzano spesso intorno alla tavola) e possono inoltre pungere più volte con il proprio pungiglione, al contrario delle api che muoiono subito dopo.

Quali sono i sintomi associati alla puntura di insetto?

Le zanzare iniettano nel nostro corpo una sostanza tossica allergizzante che genera un’infiammazione (pomfo) e provoca prurito per diversi minuti. Le reazioni mutano da persona a persona: in alcuni casi i pomfi possono essere molto grandi e, a seguito delle punture, può perfino manifestarsi la febbre.

Nel caso in cui si venga punti da un’ape o da una vespa (ma anche da un calabrone) possono aversi due reazioni: non allergica e allergica.

La reazione non allergica si manifesta con gonfiore, intenso bruciore e prurito nella sede della puntura. L’area dolente può anche gonfiarsi ulteriormente nelle successive 24 ore.

La reazione allergica si presenta con i medesimi sintomi, ma estesi a una zona più ampia. Si aggiungono poi difficoltà respiratorie, riduzione della pressione arteriosa e dolore al petto.

Cosa fare in caso di puntura di insetto?

A seguito di una puntura di zanzara, il prurito è solo temporaneo. Potranno procurare un leggero sollievo stick specifici a base di ammoniaca a basse concentrazioni o prodotti naturali.

Quando il pomfo è particolarmente grande e raggiunge delle dimensioni superiori a quelle di una moneta da un euro, è raccomandabile applicare una crema a base di antistaminico o di cortisone.

In caso di eritema, difficoltà respiratoria, tachicardia, febbre o mal di testa è consigliabile recarsi al Pronto soccorso.

Se si è punti da una vespa o da un’ape e il pungiglione è rimasto inserito nella pelle, è opportuno cercare di estrarlo con l’aiuto di un ago, una lama smussata o una carta plastificata (ad esempio una carta di credito o una tessera di un negozio). In questi casi, intervenire con la pinzetta potrebbe essere rischioso: bisogna infatti prestare la massima attenzione a non spremere nella puntura il veleno che è ancora presente nel pungiglione e soprattutto evitare di spezzarlo.

È consigliato in seguito:

  • Tenere ferma la zona in cui si è stati punti.
  • Disinfettare la puntura con acqua ossigenata o euclorina.
  • Immergere la zona interessata in acqua fredda o applicare del ghiaccio: questo abbassa la percezione del dolore e rallenta l’assorbimento del veleno.
  • Applicare solo in una seconda fase una crema al cortisone.

È opportuno che i soggetti allergici alle punture di vespe, api e calabroni abbiano sempre con sé dei farmaci antistaminici o un preparato monouso a base di adrenalina per i casi di necessità. È consigliabile recarsi in Pronto soccorso solo nel caso di puntura in zone sensibili come bocca, naso o occhio o a seguito di un attacco da parte di uno sciame.

Cosa non fare in caso di puntura di insetto?

Nel caso delle punture di zanzara sarebbe preferibile non grattarsi ed è assolutamente inutile incidere il pomfo.

Disclaimer: le informazioni contenute con quest’articolo non possono sostituire in alcun modo l’intervento o le indicazioni degli operatori di primo soccorso, ma forniscono solamente dei semplici suggerimenti al fine di tenere sotto controllo la situazione nell’attesa dell’arrivo dei soccorsi.