“Nato per non correre”, il libro di Salvo Anzaldi al Circolo dei Lettori


Il giornalista e collaboratore della Clinica Fornaca racconta la sua storia personale di paziente emofilico che, con una protesi di titano al ginocchio, ha completato la Maratona di New York: «Mai demordere né arrendersi di fronte a limiti che pensavamo invalicabili», afferma.   È possibile correre i 42 km della Maratona di New York con […]

Il giornalista e collaboratore della Clinica Fornaca racconta la sua storia personale di paziente emofilico che, con una protesi di titano al ginocchio, ha completato la Maratona di New York: «Mai demordere né arrendersi di fronte a limiti che pensavamo invalicabili», afferma.

 

È possibile correre i 42 km della Maratona di New York con un ginocchio in titanio e una malattia considerata sinonimo di immobilità? La risposta è «sì» ed è contenuta in “Nato per non correre”, il libro appena pubblicato da CasaSirio Editore e scritto da Salvo Anzaldi, giornalista e collaboratore della Clinica Fornaca, che verrà presentato venerdì 21 giugno (alle ore 21) al Circolo dei Lettori di via Bogino 9,

Anzaldi è affetto da emofilia, una rara malattia congenita che rende problematica la coagulazione del sangue ed espone chi ne è colpito a rischi che possono essere molto seri. Nato nel 1969, Anzaldi ha visto diagnosticata la propria patologia a 8 anni e mezzo di età, è uscito miracolosamente indenne dalla roulette russa degli emoderivati infetti che negli anni ’80 avevano fatto strage tra emofilici e talassemici e, nel 2005, è stato costretto a sostituire con una protesi in titanio il proprio ginocchio destro, usurato dagli innumerevoli emartri (versamenti di sangue) registrati dall’articolazione. Dieci anni più tardi e dopo dieci mesi di allenamenti durissimi, ha corso e completato la Maratona di New York assieme ad altri quattro emofilici portatori di protesi. «Siamo stati i primi nella Storia a realizzare un’impresa di questa portata – afferma Anzaldi -. Abbiamo aderito a questo straordinario progetto medico-scientifico, che ha fatto lavorare insieme ematologi, ortopedici e fisioterapisti, per recapitare un messaggio di speranza a tutti i bambini emofilici del mondo e ai loro genitori».

Ed è lo stesso principio che ha portato Anzaldi a scrivere “Nato per non correre”: «Nel momento stesso in cui ho accettato di partecipare alla Maratona di New York – prosegue -, ho avvertito ben chiara la necessità di raccontare la mia esperienza in un libro. Per essere d’esempio e per dimostrare ancora una volta come la Ricerca scientifica possa cambiare la vita di chi ha la sfortuna di imbattersi in malattie di un certo tipo». Sì, perché i progressi nel campo della Ricerca hanno permesso all’emofilia di registrare enormi progressi: «Diagnosi tardive e cure inadeguate come quelle ricevute dagli emofilici della mia generazione risultano oggi impossibili – aggiunge -. Gli attuali farmaci sono sicuri al cento per cento e, attraverso una somministrazione regolare, permettono una vita del tutto normale a chi nasce oggi con questa malattia. Gli studi in corso intravvedono nella terapia genica un ulteriore strumento di cura che nei prossimi anni renderà l’emofilia ancora meno problematica e di più facile gestione».

In “Nato per non correre”, Anzaldi non racconta solo l’esaltante avventura newyorkese, ma disvela tutta la sua vita attraverso le passioni per il calcio e la musica rock con un racconto giocato sui binari dell’ironia che non appesantisce mai il lettore. «È un libro scritto pensando agli emofilici, ma la sua lezione può essere applicata a chiunque: mai demordere né arrendersi di fronte a limiti che pensavamo invalicabili», sottolinea l’autore. “Lavora sodo tutti i giorni ma non avere fretta, non guardare mai la linea del traguardo perché ti sembrerà sempre lontanissima, concentrati al massimo su quanto stai facendo anche se ti sembra poco, perché è la somma dei piccoli passi che ti permetterà di raggiungere l’obiettivo finale” scrive Anzaldi parlando del lungo periodo di riabilitazione successivo all’intervento al ginocchio. «È un concetto che da lì in avanti ho ripetuto a tutte le persone che, per un motivo o per un altro, si sono ritrovate alle prese con un periodo di riabilitazione – ribadisce Salvo Anzaldi – Ed è lo stesso assunto che dieci anni più tardi ho scoperto essere perfetto per la preparazione alla Maratona di New York».

Venerdì 21 giugno al Circolo dei Lettori sarà Maurizio Crosetti, firma prestigiosa del quotidiano “La Repubblica”, a dialogare con Anzaldi. Crosetti è peraltro l’autore della prefazione di “Nato per non correre”, dove scrive: “Se ai tempi di Omero fossero esistite le protesi in titanio, qualche riga dei suoi poemi il sommo gliel’avrebbe di sicuro dedicata. E non gli sarebbe dispiaciuta la storia di Salvo che di omerico e di eroico non ha nulla anzi sì: la sua tenace, indistruttibile e fragile umanità. Proprio di questo, nell’Iliade e nell’Odissea sono invidiosi gli dèi. Loro che hanno tutto, e che neppure muoiono, la nostra umanità se la sognano”.