Arriva l’estate, come difendere la nostra pelle dai rischi dell’esposizione solare


«Molti studi dimostrano la correlazione tra esposizione ai raggi UV e rischio di melanoma», spiega la dottoressa Virginia Caliendo, dermatologa della Clinica Fornaca. «Le ustioni solari vanno evitate, soprattutto in età infantile e occorre sempre tenere d’occhio l’intensità dell’irradiazione solare».

«Molti studi dimostrano la correlazione tra esposizione ai raggi UV e rischio di melanoma», spiega la dottoressa Virginia Caliendo, dermatologa della Clinica Fornaca. «Le ustioni solari vanno evitate, soprattutto in età infantile e occorre sempre tenere d’occhio l’intensità dell’irradiazione solare».

«Molti studi epidemiologici hanno identificato, fin dagli anni ’80, l’esposizione al sole come la principale causa ambientale di melanoma. Allo stesso modo, svariati studi scientifici hanno confermato la correlazione tra esposizione ai raggi UV e rischio di melanoma, un rischio che diventa maggiore se le ustioni solari si registrano durante l’infanzia nonché con il numero di scottature avvenute nell’arco della vita». È la premessa della dottoressa Virginia Caliendo, responsabile della Divisione di Oncologia chirurgica dermatologica dell’ospedale San Lazzaro di Torino e specialista in Dermatologia dello Skin Center del Centro Diagnostico Fornaca, rispetto ai pericoli collegati a una scorretta esposizione al sole. «È sbagliato dire che il sole fa male – aggiunge -: il nostro organismo può trarre vantaggio da un’esposizione solare breve e controllata, mentre un’esposizione incontrollata e irresponsabile può invece causare conseguenze serie e irreversibili. Il melanoma nasce dalla trasformazione tumorale delle cellule della cute, dette melanociti, deputate alla difesa della pelle dai raggi UV attraverso la produzione del pigmento cutaneo (melanina) sotto lo stimolo della luce solare».

Dottoressa Caliendo, in quali situazioni il sole può rappresentare un pericolo?

«Il sole è in grado di emettere differenti radiazioni elettromagnetiche, alcune visibili e altre invisibili: la luce visibile, i raggi infrarossi, i raggi ultravioletti (UV) responsabili della tanto bramata abbronzatura, ma anche del fotoinvecchiamento. Questi raggi vengono filtrati in parte dallo strato di ozono e dall’atmosfera e si riconoscono in UVA, UVB e UVC, a seconda della loro lunghezza d’onda. I raggi UVC hanno un elevato potere carcinogenetico, ma vengono filtrati dall’atmosfera. I raggi UVB raggiungono l’epidermide, sono responsabili dell’eritema, delle scottature e dell’abbronzatura, ma sono in grado di alterare il materiale genetico e di provocare tumori cutanei. Infine i raggi UVA hanno un potere di penetrazione maggiore: alterano e distruggono elastina, collagene e capillari dando origine a un danno cutaneo che si manifesterà a lungo termine nella perdita del sostegno cutaneo e di elasticità».

Come può difendersi da questo tipo di rischio la nostra pelle?

«La produzione di melanina evocata dall’esposizione al sole rappresenta solo uno dei meccanismi difensivi che la cute esercita per proteggersi e difendersi dai danni fotoindotti. Alla stessa maniera agiscono l’ispessimento dello strato corneo, l’attivazione di meccanismi di riparazione del materiale genetico e altro. Ciò nonostante i raggi UV riescono comunque a penetrare nella cute e a raggiungere il derma fino ad arrivare a danneggiare il DNA delle cellule. Nella maggior parte dei casi questi danni vengono riparati oppure portano alla morte delle cellule stesse. Altre volte però possono trasformare qualche cellula in senso tumorale, provocandone una crescita incontrollata».

Di fronte al sole le persone sono tutte uguali?

«Assolutamente no, alcuni soggetti si dimostrano più sensibili di altre ai raggi UV, un’attitudine da ricondurre a una specifica suscettibilità genetica. Si tratta di soggetti che hanno un fototipo caratterizzato da capelli rossi, occhi azzurri, lentiggini e pelle chiara con difficoltà ad abbronzarsi e facilità a scottarsi».

I numeri dicono che l’incidenza del melanoma risulta in crescita. Come mai?

«Fino a qualche anno fa il melanoma era considerato un tumore raro, ma la sua incidenza è raddoppiata nel corso dell’ultimo decennio. In Italia è tendenzialmente maggiore nella popolazione femminile tra i 15 e i 39 anni ed è più frequente al Nord, tanto che Torino detiene purtroppo un primato negativo in questo ambito. Per fortuna, la sua mortalità è in calo perché ci troviamo di fronte a una patologia diagnosticata sempre più precocemente, quando cioè l’asportazione chirurgica può risolvere definitivamente il problema, merito anche di una maggiore sensibilità per l’autocontrollo di nei nuovi e anomali».

E chiudiamo parlando di nuovo del sole: qual è il maggiore fattore di rischio del melanoma? Come ci si difende?

«Il maggiore fattore di rischio di melanoma per la popolazione di pelle bianca è rappresentato proprio dalle ustioni solari causate dall’eccessiva esposizione, soprattutto se avvenuta prima dei 15 anni. La maggior parte dei melanomi è correlata con l’esposizione intermittente alle radiazioni UV, soprattutto in età infantile, sia di origine solare sia da sorgenti artificiali “indoor” (lampade e lettini abbronzanti). A questo proposito non è mai superfluo ricordare che l’intensità dell’irradiazione solare non è costante, ma aumenta tra le ore 11 e le 16, quando si concentra il 95 per cento di tutta l’irradiazione. Inoltre, risulta maggiore in estate, con l’altitudine (+4 per cento ogni 300 metri), con la latitudine (nei Paesi vicini all’Equatore) e nelle vicinanze di superfici riflettenti (lago-mare +10 per cento, sabbia +10-25 per cento, neve +80 per cento)».