Avampiede geriatrico: anche il piede invecchia


Rappresenta una problematica complessa, nella quale si intrecciano fattori biologici, clinici, psicologici e sociali. Il trattamento richiede competenza, pazienza e un approccio personalizzato, volto non solo alla correzione delle deformità, ma anche al miglioramento della qualità di vita del paziente anziano.

piede anziano

Con il passare degli anni, anche il piede va incontro a cambiamenti strutturali e funzionali che possono influenzare negativamente la mobilità, l’equilibrio e la qualità di vita. In particolare è la sua parte anteriore a diventare spesso sede di dolori, deformità e disturbi legati al carico, trasformandosi in una zona critica nei soggetti anziani. Prendersi cura del cosiddetto avampiede geriatrico è quindi fondamentale per preservare l’autonomia e prevenire complicanze che possono avere un impatto importante sulla salute generale.

Approfondiamo l’argomento con il dottor Carmelo Errichiello, direttore del Centro di Chirurgia del Piede presso la Clinica Fornaca di Sessant di Torino.

Cosa si intende per avampiede geriatrico?

Si tratta di una condizione clinica complessa, che coinvolge la parte anteriore del piede nei soggetti anziani. Con l’età, questa regione – fondamentale per la deambulazione e l’equilibrio – è soggetta a un insieme di alterazioni degenerative che colpiscono articolazioni, muscoli, tendini e tessuti molli. Queste deformità non si manifestano mai in modo isolato, ma si associano spesso a un quadro generale compromesso da patologie vascolari, neurologiche periferiche, dismetaboliche, cutanee e altre condizioni sistemiche.

L’insieme di questi fattori contribuisce a una progressiva perdita di autonomia funzionale e, in molti casi, a una scarsa propensione del paziente ad accettare percorsi chirurgici. Questo atteggiamento, comprensibile ma rischioso, porta frequentemente a un peggioramento delle deformità, che diventano via via più estese e strutturate, coinvolgendo l’intero avampiede.

Chi riguarda questo problema?

L’aggettivo “geriatrico” riferito all’avampiede trova senso in vari contesti. Da un punto di vista anagrafico, l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) considera “anziano” un soggetto con più di 60 anni. Dal punto di vista pensionistico e assicurativo, invece, il riferimento è agli over 65. Alcune classificazioni più recenti propongono ulteriori distinzioni, suddividendo la popolazione anziana in “giovani vecchi” – le persone tra i 64 e i 74 anni – e “vecchi-vecchi”, una categoria che comprende gli over 85.

In ambito medico, invece, si tende a considerare l’età geriatrica non solo come un dato cronologico, ma soprattutto biologico: si considera anziano chi inizia a perdere la capacità di adattarsi all’ambiente a causa di un esaurimento delle riserve funzionali dell’organismo, con tempi di recupero più lenti e maggiore vulnerabilità.

Un elemento rilevante da considerare è l’aumento progressivo della speranza di vita. Secondo l’OMS, entro il 2050 una persona su cinque nel mondo sarà over 60. Nel 2021, ad esempio, Hong Kong deteneva il primato mondiale per aspettativa di vita, con una media di oltre 85 anni, mentre l’Italia si posizionava al quinto posto con una media di poco più di 84 anni. Questa evoluzione demografica comporta una riflessione importante: l’anziano di oggi ha buone possibilità di condurre una vita attiva e ricca di relazioni per un tempo molto più lungo rispetto al passato.

Eppure, un report dell’Istituto superiore di sanità pubblicato nel 2024 evidenzia che circa il 15% degli over 65 in Italia, ovvero oltre due milioni di persone, non ha contatti con nessuno nell’arco di una settimana, né attraverso telefonate né attraverso attività sociali. Tra i fattori che aggravano l’isolamento vi sono la bassa scolarità, le difficoltà economiche e, ovviamente, la disabilità.

In tal senso, il piede svolge un ruolo centrale nel mantenimento dell’indipendenza. Una buona mobilità è fondamentale per muoversi, interagire con gli altri e partecipare alla vita sociale. I problemi ai piedi, quindi, non sono solamente un disturbo fisico, ma possono compromettere anche il benessere psicologico e sociale dell’anziano.

Cosa accade al piede con il passare del tempo?

Con l’invecchiamento, la struttura del piede cambia: i tessuti molli diventano meno elastici e meno capaci di assorbire gli urti, mentre i muscoli si indeboliscono e le articolazioni diventano più rigide, alterando la normale biomeccanica del passo. L’arco plantare, talora, tende ad abbassarsi e la testa dei metatarsali – ovvero le ossa che sopportano il carico nella fase di spinta – va incontro a sollecitazioni ripetute che possono generare dolore e infiammazioni.

Tra le modificazioni più significative si registra la riduzione del pannicolo adiposo plantare, che ha la funzione di proteggere le ossa sotto il piede, e la perdita di propriocezione, ovvero la capacità del nostro corpo di percepire la posizione e il movimento delle sue parti nello spazio. La propriocezione è fondamentale per l’equilibrio: una sua compromissione può aumentare il rischio di cadute, aggravando la perdita di autonomia.

Le patologie più comuni che colpiscono l’avampiede geriatrico includono l’alluce valgo, le dita a martello, le metatarsalgie e le borsiti. L’alluce valgo, che comporta uno spostamento laterale del primo dito e una conseguente deformazione delle altre dita, è spesso il risultato di anni di utilizzo di calzature inadatte. Le dita a martello sono deformità delle dita minori che, diventando rigide, causano sfregamenti dolorosi con la scarpa. Le metatarsalgie, invece, provocano dolore localizzato sotto la pianta del piede, rendendo difficile la camminata. Le borsiti, infine, sono infiammazioni delle borse sierose che possono complicarsi fino a portare a ulcere, soprattutto nei pazienti diabetici o con problemi circolatori.

Come si diagnostica il problema?

La diagnosi dell’avampiede geriatrico richiede una valutazione completa, che tenga conto della storia clinica del paziente, dei sintomi riportati e di un attento esame obiettivo. È utile osservare come cammina il paziente, valutare l’appoggio plantare e individuare i punti dolorosi. Esami strumentali come la baropodometria aiutano a comprendere la distribuzione del carico durante il passo, mentre la radiografia è utile per evidenziare deformità ossee, artrosi o altri problemi articolari. In alcuni casi, queste valutazioni sono propedeutiche a un eventuale intervento correttivo.

Quali terapie sono disponibili?

Nel trattamento dell’avampiede geriatrico, le terapie conservative rappresentano la prima linea d’azione. L’obiettivo è ridurre il dolore, migliorare la funzione del piede e prevenire ulteriori complicazioni. L’uso di plantari su misura, realizzati da tecnici ortopedici, aiuta a redistribuire i carichi e a proteggere le zone più vulnerabili del piede. Le calzature devono essere comode, con una punta ampia e materiali morbidi per evitare sfregamenti e pressioni. Quando necessario, si può intervenire con la fisioterapia, per migliorare l’equilibrio, la forza muscolare e la postura.

Nei casi più gravi, quando le deformità sono ormai strutturate e i trattamenti conservativi non sono più efficaci, si può considerare un intervento chirurgico. Tuttavia, bisogna valutare attentamente il rapporto rischio-beneficio, soprattutto nei pazienti con altre patologie (cardiache, respiratorie, renali, etc). Fondamentale è il ruolo dell’anestesista nella valutazione preoperatoria e nella scelta della tecnica anestesiologica più adatta.

Il chirurgo deve inoltre preferire tecniche che permettano una rapida mobilizzazione del paziente, evitando immobilizzazioni prolungate che potrebbero compromettere ulteriormente l’autonomia residua. Spesso, infatti, le deformità dell’avampiede geriatrico sono complesse e coinvolgono tutte le dita, rendendo necessario un intervento globale piuttosto che mirato su una singola articolazione. Non è raro, purtroppo, che i pazienti anziani arrivino alla visita specialistica solo in fase molto avanzata, dopo aver a lungo trascurato il problema o averlo affrontato con soluzioni inefficaci. In questi casi, l’intervento chirurgico può diventare un vero e proprio intervento di salvataggio, volto a recuperare quanto più possibile la funzionalità del piede.

Nei casi più gravi, il trattamento chirurgico prevede interventi desizzanti (cioè che bloccano articolazioni ormai rigide) o resezioni articolari più estese, come nel caso di metatarsalgie multiple o deformità digitali anarchiche. Il fine terapeutico resta sempre il recupero della possibilità di camminare in maniera autonoma. In generale, i risultati della chirurgia del piede nell’anziano sono sovrapponibili a quelli ottenuti nei pazienti più giovani, a patto che l’intervento sia ben pianificato e il paziente sia adeguatamente preparato.

È comunque essenziale informare il paziente in modo chiaro su tutte le opzioni disponibili e sui possibili rischi e benefici. Anche nel caso di una deformità apparentemente semplice, come un dito a martello, la collaborazione del paziente è cruciale per ottenere buoni risultati. Non tutti i piedi geriatrici devono essere operati: anzi, spesso il trattamento conservativo è sufficiente, soprattutto se si interviene nelle fasi iniziali. Questo approccio può includere la perdita di peso, l’attività fisica regolare, l’utilizzo di ortesi in silicone, tutori digitali e calzature adeguate.

L’esperienza clinica raccolta presso il Centro di Chirurgia del Piede della Clinica Fornaca di Sessant di Torino, dal 2000 al 2023, testimonia l’elevata incidenza di problematiche all’avampiede geriatrico: su oltre 18.000 pazienti visitati, circa 3.000 presentavano deformità sintomatiche riconducibili a tale condizione. Di questi, solo un terzo è stato sottoposto a intervento chirurgico, a dimostrazione della prudenza e dell’accuratezza con cui si valuta l’indicazione operatoria. I pazienti trattati chirurgicamente per avampiede geriatrico sono stati circa 1.000, con una netta prevalenza del sesso femminile.

In ogni decisione terapeutica, è fondamentale considerare non solo le possibilità di successo, ma anche le cosiddette “vie di fuga”, ovvero le opzioni a disposizione in caso di complicazioni o insuccessi. Una scelta ponderata oggi può evitare scelte drastiche domani.

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