Cervello e intestino: come dialogano per farci stare meglio


Si parlano e si ascoltano grazie anche alla presenza del microbiota intestinale che, per il futuro, aprirà le porte a nuove soluzioni terapeutiche: dalle infiammazioni croniche fino all’obesità. Cervello e intestino si parlano e si ascoltano: è risaputo che un buon equilibrio a livello intestinale può coincidere con una buona salute generale, meno noto è […]

Si parlano e si ascoltano grazie anche alla presenza del microbiota intestinale che, per il futuro, aprirà le porte a nuove soluzioni terapeutiche: dalle infiammazioni croniche fino all’obesità.

Cervello e intestino si parlano e si ascoltano: è risaputo che un buon equilibrio a livello intestinale può coincidere con una buona salute generale, meno noto è che i batteri presenti nel nostro intestino possono avere un ruolo attivo nella comunicazione con il sistema nervoso centrale. Un vero e proprio dialogo diretto fatto di interazioni neurologiche ed endocrinologiche. «L’azione diretta è evidente per esempio in alcune situazioni di stress – spiega la dottoressa Rosalba Galletti, nutrizionista della Clinica Fornaca e della Città della Salute e della Scienza di Torino e specialista in Diabetologia e Malattie metaboliche -: c’e una relazione bidirezionale tra il sistema nervoso centrale e il microbiota intestinale, che si evidenzia attraverso segnali endocrini, immunologici e neurali».

Ciascuno di noi dispone di un microbiota con la propria mappa genetica, un patrimonio in evoluzione fin dalla nascita: «Si trasforma soprattutto nei primi due anni di vita ed è in continua evoluzione per il resto dei nostri anni – conferma la dottoressa Galletti -. Aggiungere a questo patrimonio alcuni batteri “utili” potrà prevenire determinate malattie e aiutare alla cure di molte patologie». È come se: «Oltre a quelli che abbiamo sempre conosciuto, ci fosse un altro organo che non avevamo mai considerato e che dobbiamo invece imparare a conoscere e utilizzare, convertendolo in qualcosa di utile per la nostra salute», osserva la dottoressa Galletti.

Prestigiosi studi realizzati negli ultimi anni a livello mondiale hanno consegnato all’intestino la patente di “secondo cervello” dell’uomo e determinato che la nostra (buona) salute passa anche attraverso il nostro intestino. È, per esempio, ormai evidente come situazioni di stress che producono, su stimolo cerebrale, ormoni con azione diretta sull’intestino agiscono anche sul microbiota, con il rilascio da parte dei batteri di sostanze con azione neuroendocrina. «Una modificazione del microbiota intestinale può alterare i livelli citochinici (segnali del nostro sistema immunitario) e influenzare il funzionamento del sistema nervoso. Anche i segnali derivanti da quest’ultimo possono alterare la composizione del microbiota», aggiunge la dottoressa Galletti.

“Correggere” il microbiota sarà la soluzione terapeutica del futuro? «Sarà sicuramente un’arma importante, poterlo modificare geneticamente e trapiantare feci, con presenza di ceppi batterici utili per la nostra salute – risponde la dottoressa Galletti – ciò dovrebbe permetterci di avere le basi per nuove terapie». È possibile immaginare alcune prossime applicazioni, figlie del collegamento tra una determinata patologia e il microbiota intestinale di chi ne soffre: «Pensiamo a tutte le infiammazioni intestinali croniche o ai tumori del colon, a tutte le patologie del sistema gastroenterico, ma anche al problema dell’obesità».