Cervello e movimento degli arti, Fornaca all’American Academy


Lo presenterà il 15 aprile a Vancouver il dottor Walter Troni: riguarda il rapporto tra attività cerebrale e movimento volontario e aiuterà a studiare i vari disordini.   Cosa succede nel nostro cervello quando decidiamo di compiere un determinato movimento? In che modo si organizza per riuscire a tradurre la nostra volontà in una sequenza […]

Lo presenterà il 15 aprile a Vancouver il dottor Walter Troni: riguarda il rapporto tra attività cerebrale e movimento volontario e aiuterà a studiare i vari disordini.

 

Cosa succede nel nostro cervello quando decidiamo di compiere un determinato movimento? In che modo si organizza per riuscire a tradurre la nostra volontà in una sequenza di ordini motori che devono raggiungere più muscoli nella corretta sequenza temporale per realizzare la cosiddetta “melodia cinetica”?

A rispondere a queste domande prova oggi anche uno studio di neurofisiologia del sistema nervoso centrale realizzato alla Clinica Fornaca e che verrà illustrato all’incontro annuale dell’American Academy of Neurology, in programma dal 15 al 21 aprile a Vancouver, in Canada. A presentare il lavoro sarà il dottor Walter Troni, neurologo della Clinica Fornaca che ha realizzato lo studio in collaborazione con la facoltà di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino e con la dottoressa Consuelo Valentini, neuroradiologa della Clinica Fornaca e direttore della struttura di Neuroradiologia della Città della Salute e della Scienza di Torino. «Il nostro lavoro punta a registrare l’attività cerebrale correlata al movimento volontario – spiega il dottor Troni -. I suoi risultati potranno essere applicati nello studio dei disordini del movimento, dalla malattia di Parkinson alle varie distonie».

Tra i molti studi che da anni affrontano la materia, quello realizzato alla Clinica Fornaca è stato prescelto per via dell’approccio adottato. «Partendo dal presupposto che un movimento può essere semplice, complesso o complessissimo – prosegue il dottor Troni -. noi abbiamo ipotizzato che anche il più complesso dei movimenti può essere scomposto in pochi movimenti semplici: ballistico, di contrazione pura e di rilasciamento». Uno schema che applichiamo per tutti i nostri movimenti del nostro corpo: «Anche il pianista che esegue l’Opera 111 di Beethoven dà vita a una miscela caleidoscopica di questi tre movimenti, capaci peraltro di interessare muscoli estremamente diversi», aggiunge il dottor Troni. Ecco allora che lo studio della Clinica Fornaca affronta il correlato corticale specifico per ciascuno dei tre movimenti: «E’ la premessa – puntualizza sempre il dottor Troni – per vedere se nella patologia del paziente c’è una compromissione selettiva di questi tre tipi di movimento».

Il dottor Troni sottolinea l’importanza di aver conseguito tale traguardo alla Fornaca: «Si tratta di un altro importante risultato – dichiara – reso possibile dall’attenzione e dal sostegno che la Direzione della Clinica ci fornisce da molti anni». Un circolo virtuoso che già in passato aveva portato a due uscite di prestigio su “Clinical Neurophysiology”, la rivista di neurofisiologia più importante al mondo: prima lo studio su una nuova tecnica per la diagnosi della sindrome tarsale («Non finirò mai di ringraziare il professor Giacomo Pisani per la disponibilità dimostrata», aggiunge il dottor Troni) e poi quello su una metodica per il monitoraggio neurofisiologico nella chirurgia lombosacrale, un lavoro innovativo sviluppato con il professor Franco Benech e il dottor Maurizio Berardino, finito addirittura sulla copertina della prestigiosa pubblicazione internazionale.

Il lavoro che verrà presentato a Vancouver (città olimpica che nel 2010 ha raccolto proprio da Torino il testimone dei Giochi invernali) ha coinvolto quindici studenti della facoltà di Psicologia e ha in previsione un ulteriore passo: ripetere lo stesso studio in condizioni di fatica muscolare. «Cosa succede nel nostro cervello quando continua a spingere su un muscolo che non ce la fa più e invece deve continuare a lavorare?». E’ la domanda che anticipa il dottor Troni in attesa che l’eco della risposta finisca ancora una volta oltreoceano.