Chirurgia protesica d’anca: l’accesso anteriore consente un recupero più veloce


Il professor Alessandro Massè: «L’intervento chirurgico di protesi d’anca, eseguito con qualsiasi tecnica, fornisce oggi risultati eccellenti. La sua complessità è da tenere sempre in considerazione, anche nella scelta di tipo di approccio chirurgico: non è il paziente a scegliere, bensì il medico».

Il professor Alessandro Massè: «L’intervento chirurgico di protesi d’anca, eseguito con qualsiasi tecnica, fornisce oggi risultati eccellenti. La sua complessità è da tenere sempre in considerazione, anche nella scelta di tipo di approccio chirurgico: non è il paziente a scegliere, bensì il medico».

«La chirurgia protesica dell’anca continua a rappresentare un intervento di straordinaria efficacia e riproducibilità. Le tecniche chirurgiche sono oramai evolute al punto da permettere un recupero talmente veloce da non risultare proporzionale al peso dell’intervento che, in ogni caso, rappresenta sempre un intervento di chirurgia maggiore. Non si tratta un piccolo intervento, se talvolta il paziente lo percepisce in questo modo è proprio per via del grande miglioramento registrato dalle tecniche chirurgiche e anestesiologiche».

Il professor Alessandro Massè, ortopedico della Clinica Fornaca e direttore della Prima clinica ortopedica del CTO presso la Città della salute e della scienza di Torino, introduce in questo modo il tema della chirurgia protesica d’anca, più che mai diffusa e sempre più efficace.

Professor Massè, tra le tecniche più richieste e utilizzate figura quella dell’accesso anteriore. Quali sono i suoi vantaggi?

«Tutte le tecniche chirurgiche sono migliorate e quella dell’accesso anteriore è oramai collaudata ed entrata nella routine clinica. Circa metà dei chirurghi americani la utilizza come tecnica primaria per l’effettuazione degli interventi di protesica d’anca. Ha il vantaggio di offrire un recupero più veloce, soprattutto nel primo mese post operatorio e di non richiedere al paziente cautele particolari nei movimenti nella fase post operatoria. Un altro grosso vantaggio è l’azzeramento del rischio di lussazione, che è ridotto ma ancora presente nell’accesso per via postero-laterale, tuttora il più utilizzato nel mondo».

Anche in questo tipo di intervento, un ruolo fondamentale è giocato dall’aspetto anestesiologico. In che modo ha agito?

«Accanto al miglioramento delle tecniche chirurgiche, devono essere ricordati i grossi passi avanti compiuti dalle tecniche anestesiologiche che hanno permesso una riduzione del sanguinamento e un pressoché totale annullamento del disagio percepito dai pazienti nella fase post operatoria, molto utile anche in ottica riabilitativa. Chirurgia e anestesia rappresentano la globalità dell’intervento e i passi avanti registrati in entrambe le situazioni fanno oggi la differenza».

Tanto che oggi si tratta di un intervento eseguito con grande frequenza e successo.

«L’intervento chirurgico di protesi d’anca, eseguito con qualsiasi tecnica, fornisce oggi risultati eccellenti. In Piemonte sono moltissimi i professionisti che effettuano questo intervento con elevatissimo grado di professionalità e risultati eccellenti. È una chirurgia riproducibile, di gran successo e ben eseguita da tanti chirurghi».

Torniamo all’accesso anteriore: è indicato per tutti i pazienti? Tocca al chirurgo deciderlo?

«In anni recenti c’è stata una forte richiesta dei pazienti per l’accesso anteriore. Questa tecnica ha i vantaggi elencati prima, ma anche svantaggi: intervento più complesso, curva di apprendimento più lunga per il chirurgo e quindi maggiore tasso potenziale di complicanze peri-operatorie. Personalmente cerco sempre di mettere il paziente nella condizione di massima sicurezza possibile: se il caso non presenta complessità tecniche particolari, utilizzo l’intervento con la via di accesso anteriore perché è quello che fornirà al paziente il risultato migliore in termini di velocità di recupero. Se invece l’intervento è di per sé complesso, sceglierò l’accesso chirurgico che mi metterà nella strada più agevole possibile. La complessità dell’intervento è da tenere sempre in considerazione, anche nella scelta di tipo di approccio chirurgico. Non è il paziente a scegliere, ma il medico: mi succede di frequente che mi chiedano l’accesso anteriore, ma una volta edotti su vantaggi e svantaggi, anche in termini di anestesia, i pazienti comprendono che in determinati casi non si tratta della procedura migliore per il loro caso specifico».