Concluso il restauro del “Casotto del custode” della Clinica Fornaca


Nota anche come “Villino Chiesa”, la costruzione si trova in corso Vittorio Emanuele II 91 e da anni ospita il centralino della Clinica. I lavori hanno riportato all’origine tutto l’esterno e recuperato decorazioni a graffito e giochi di colore di facciate e sottoportico. «Valorizzata la tradizione promuovendo una visione diversa per la città», afferma il […]

Nota anche come “Villino Chiesa”, la costruzione si trova in corso Vittorio Emanuele II 91 e da anni ospita il centralino della Clinica. I lavori hanno riportato all’origine tutto l’esterno e recuperato decorazioni a graffito e giochi di colore di facciate e sottoportico. «Valorizzata la tradizione promuovendo una visione diversa per la città», afferma il Direttore generale, Margherita Patti.

 

Un importante pezzo di patrimonio culturale restituito alla città di Torino. È il “Casotto del custode” (noto anche come “Villino Chiesa”) di corso Vittorio Emanuele II 91 che da anni assolve alla funzione di centralino della Clinica Fornaca di Sessant.

Negli ultimi giorni di novembre si è concluso il restauro conservativo della costruzione – progettata dall’architetto Carlo Ceppi negli ultimi anni del XIX secolo – che ha riportato alla luce alcuni valori identitari storici e artistici di pregio. «Il restauro del “Casotto del custode” ci ha permesso di valorizzare la tradizione portando avanti una visione diversa per tutti i torinesi e, all’interno del fabbricato, di promuovere un’immagine di nuovo design e di tendenza», afferma Margherita Patti, Direttore generale della Clinica Fornaca.

Già gli studi preliminari di restauro, affidati ad Allegra Carlone, avevano permesso un’analisi approfondita delle tecniche artistiche adottate. I lavori svolti hanno permesso di preservare e accordare i diversi livelli presenti, le alterazioni e le discromie dovute anche alle differenti esposi-zioni alla luce solare e di restituire leggibilità alle decorazioni a graffito.

L’esterno è stato riportato così com’era in origine, le facciate e il sottoportico hanno visto recuperare le decorazioni a graffito e i giochi di colore originari.

L’interno del Casotto del custode ha invece registrato un completo rifacimento e, in virtù di un progetto di design affidato allo studio “FTA” (Filippo Taidelli Architetto) di Milano, appare oggi completamente trasformato.

 

La storia

Il progetto del “Casotto del custode” venne realizzato negli ultimi anni del XIX secolo dall’architetto Carlo Ceppi, autore di numerosi altri progetti ancora oggi visibili in città: dalla facciata della stazione ferroviaria di Porta Nuova alla Fontana dei Dodici Mesi del Parco del Valentino, fino ad alcuni tra i Palazzi più prestigiosi di Torino.

A commissionare il progetto fu il proprietario della Villa, il senatore Michele Chiesa, al tempo tra i maggiori industriali del Piemonte: banchiere e consigliere nella sede torinese della Banca nazionale italiana che venne nominato Senatore del Regno il 14 giugno del 1900.

Dopo la morte del senatore Chiesa, la Villa passò a un’altra famiglia fino al 1948, quando Donna Maria Lobetti Bodoni Fornaca di Sessant acquistò l’immobile in onore del fratello, professor Luigi.

Il recupero e la valorizzazione della storia del Villino Chiesa della Clinica Fornaca è stato possibile grazie al prezioso lavoro di studio e documentazione portato avanti dalla dottoressa Carlotta Venegoni – storica dell’arte e giornalista pubblicista – pubblicato dalla prestigiosa rivista “Studi Piemontesi” (dicembre 2013, vol. XLII, fasc. 2).

 

Lo stile e l’architettura

Il “Casotto del custode” (noto anche come “Villino Chiesa”) è un piccolo edificio in stile eclettico che mescola motivi rinascimentali e suggestioni tardomedievali, tra mascheroni e fasce geometriche, composizioni floreali in cornucopie, vasi e nastri svolazzanti.

Sul soffitto interno, a livello del primo piano, spicca il pregevole soffitto a cassettoni ligneo e campeggiano decorazioni monocrome tra cui lo scudo riportante la sigla “MC”, le iniziali del senatore Michele Chiesa.

L’odierna architettura rispecchia ancora il primario disegno: oltre alla porzione chiusa, si delinea un piccolo loggiato con cancello in ferro battuto, la cosiddetta “cinta esterna” realizzata da Giuseppe Pichetto senior, grande nome torinese nella lavorazione artistica del ferro battuto.