Diagnostica cardiologica non invasiva per Fornaca e Cellini


Al via un progetto comune tra le due Cliniche affidato alla dottoressa Patrizia Presbitero  e rivolto, principalmente, alla diagnosi della cardiopatia ischemica: «Favoriremo il confronto e l’interazione tra cardiologo e radiologo per poter offrire al paziente una diagnosi il più certa possibile». Un progetto di diagnostica cardiologica non invasiva coordinato dalla dottoressa Patrizia Presbitero, cardiologa […]

Al via un progetto comune tra le due Cliniche affidato alla dottoressa Patrizia Presbitero  e rivolto, principalmente, alla diagnosi della cardiopatia ischemica: «Favoriremo il confronto e l’interazione tra cardiologo e radiologo per poter offrire al paziente una diagnosi il più certa possibile».

Un progetto di diagnostica cardiologica non invasiva coordinato dalla dottoressa Patrizia Presbitero, cardiologa della Clinica Fornaca e responsabile dell’Unità di Cardiologia della Clinica Cellini, rivolto principalmente alle cardiopatie ischemiche e che abbraccia l’attività delle Cliniche Fornaca e Cellini. «Il progetto è partito da poche settimane e reca con sé l’obiettivo di favorire l’interazione tra cardiologi e radiologi affinché il paziente sia valutato al meglio e su di lui venga fatta una diagnosi accurata», spiega la dottoressa Presbitero.

Il progetto congiunto delle Cliniche Fornaca e Cellini riguarda gli esami cardiologici che affiancano la prova da sforzo e aumentano l’accuratezza diagnostica. Comprendono: Tac coronarica, Risonanza magnetica cardiaca (a riposo e da stress), ecocardiogramma bi e tridimensionale, ecocardiogramma da stress (farmacologico e fisico), ecocardio trans esofageo.
«Non dimentichiamo che ogni esame esibisce vantaggi e limiti legati alle sua metodica di esecuzione – precisa la dottoressa Presbitero -. Si pensava ad esempio che la Tac coronarica potesse supplire alla coronarografia, che è un’indagine diagnostica invasiva. La Tac è in effetti molto valida ma ha dei limiti che possono risiedere nella quantità di calcio presente nelle arterie, eventualità che si verifica soprattutto nelle donne anziane, o nella presenza di artefatti legati a molto tessuto mammario. Può quindi essere un esame utile per valutare la presenza di malattie coronariche ma non ha la stessa possibilità di quantificare il flusso di sangue interno ai vasi arteriosi che è caratteristico della coronarografia».

Invece l’ecocardiografia da stress farmacologico o fisico permette di valutare l’importanza della stenosi coronarica ma è limitato dalla profondità della gabbia toracica che può essere presente nel  paziente obeso o con grandi mammelle. Mentre la risonanza magnetica cardiaca da stress permette, attraverso l’analisi della contrazione del muscolo cardiaco durante la fase di stress, di offrire un’accuratezza nella diagnosi di coronaropatia che si avvicina all’80 per cento.

«Nello scegliere l’esame più indicato – sottolinea ancora la dottoressa Presbitero – bisogna ovviamente tenere conto delle caratteristiche cliniche del paziente. Gli esami che comportano l’utilizzo di radiazioni come la Tac coronarica vanno usati con molta parsimonia con chi è giovane, in particolare sulle donne per i rischi che i raggi potrebbero avere su future gravidanze. Mentre la risonanza magnetica è improponibile per chi soffre di claustrofobia». Per questo la dottoressa Presbitero insiste sulla necessità di un’interazione costante e profonda tra cardiologi e radiologi: «Dobbiamo parlare – conclude -, adottare un linguaggio comune, lavorare insieme, verificare costantemente l’accuratezza delle nostre diagnosi con le varie metodiche per arrivare a una certezza diagnostica che, integrando le varie metodiche, sono sicura possa arrivare al 98 per cento». Un percorso appena avviato che, ogni mese, sarà testimone di un audit mirato a verificare l’accuratezza e l’appropriatezza in uso alle Cliniche Fornaca e Cellini.