Il ricordo del professor Giacomo Pisani nelle parole di chi ha lavorato con lui


Il dottor Carmelo Errichiello e il dottor Luigi Milano ricordano la figura professionale e umana del fondatore e (per quindici anni) responsabile del Centro di chirurgia del piede della Clinica Fornaca. Dalla passione per la scrittura e le auto sportive ai riti in sala operatoria e al rapporto col paziente: «Medici di tutto il mondo […]

Il dottor Carmelo Errichiello e il dottor Luigi Milano ricordano la figura professionale e umana del fondatore e (per quindici anni) responsabile del Centro di chirurgia del piede della Clinica Fornaca. Dalla passione per la scrittura e le auto sportive ai riti in sala operatoria e al rapporto col paziente: «Medici di tutto il mondo sono venuti da lui per ascoltarne le parole e per vederlo operare».

Lo scorso 24 maggio, nella sua casa di Alba, si è spento a 94 anni il professor Giacomo Pisani. Dal 1991 al 2006 era stato fondatore e responsabile del Centro di chirurgia del piede della Clinica Fornaca ed era tuttora presidente onorario del Comitato scientifico della Clinica. Il professor Pisani ha fatto la storia del piede abbinando alle eccelse di doti di medico quelle altrettanto speciali di personaggio, che lo hanno reso indimenticabile per tutti coloro i quali lo hanno incontrato nel corso della sua vita.

Il suo ricordo, a poco più di un mese dalla scomparsa, è affidato a due persone che lo hanno conosciuto molto bene dal punto di vista professionale e personale: il dottor Carmelo Errichiello, attuale responsabile del Centro di chirurgia del piede della Clinica Fornaca e il dottor Luigi Milano, ortopedico e past president della Società italiana caviglia piede.

«Con lui si chiude una vera epoca storica di cultura scientifica, di clinica e di chirurgia del “pianeta piede”, italiana e internazionale – esordisce il dottor Errichiello -. Ai suoi corsi di aggiornamento, prima teorico-pratici e poi propedeutici, in Patologia e Chirurgia del piede hanno preso parte medici provenienti da tutto il mondo per ascoltare e apprezzare la sua chiarezza di linguaggio e i contenuti scientifici. In altrettanti sono venuti a vederlo operare, strabiliati per come riusciva a utilizzare il bisturi: un delicato pennello che dipingeva sul campo chirurgico nel rispetto assoluto di tutte le formazioni anatomiche come pochi altri sono riusciti a fare».

Giacomo Pisani era nato a Diano Marina, provincia di Imperia, il 15 marzo 1926. Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1951 all’Università di Torino, aveva successivamente conseguito le specializzazioni in Ortopedia e Traumatologia, Igiene, Medicina legale e delle assicurazioni e, nel 1959, aveva ottenuto la libera docenza in Clinica ortopedica. Considerava come proprio maestro il professor Ugo Camera, direttore della Clinica ortopedica di Torino, uno dei tanti reparti ospedalieri che hanno visto eccellere il professor Pisani in tutta la seconda metà del secolo scorso.

La produzione scientifica del professor Giacomo Pisani è stata altrettanto importante: tre trattati di Chirurgia del piede (uno dei quali tradotto in tedesco) e uno di Ortopedia e traumatologia infantile, sei pubblicazioni monografiche su argomenti di Ortopedia generale e di Chirurgia del piede. E ben 392 pubblicazioni scientifiche: 315 su argomenti specifici di Patologia e Chirurgia del piede, le rimanenti 77 su argomenti di Medicina generale, Chirurgia generale, Ortopedia pediatrica, Ortopedia generale, Anestesia e Neurologia. «Meno note, ma non meno importanti, sono le pubblicazioni di carattere non strettamente scientifico del Professore – aggiunge il dottor Errichiello -. Si tratta di opere che spaziano nel mondo infinito della vita e di ciò che la rende degna di essere vissuta». Da “La festa di San Gervasio” (1967) a “Dialoghi in prospettiva” (1968), da “Mondo di notte illustrato” (2007) a “Il cavallo triste” (2015: «Ho sempre trovato piacere nello scrivere, quasi fosse un modo di oggettivare, quasi di vedere i miei pensieri»), da “Il salotto di Pinuttin” (2018) all’ultimo “Pennellate” (2019). Senza dimenticare il libro che ha raccontato sessant’anni di vita professionale: “Una storia del tutto personale, 1951-2011. Personaggi, eventi, luoghi del pianeta piede”: «In quelle pagine – osserva il dottor Errichiello -, il professor Pisani riportava nel suo inconfondibile stile di scrittura quel “Pianeta piede” che per sessant’anni era stata la sua abitazione per studiare, costruire e realizzare professionalmente quella che alcuni definiscono una “filosofia pisaniana”, ma che per chi gli è stato allievo viene considerata una svolta epocale nella conoscenza di quel complesso e straordinario mondo sensitivo motorio racchiuso nell’”organo piede”».

«Ho incontrato la prima volta il professor Giacomo Pisani alla fine degli anni ‘70, io giovane studente di Medicina, lui Primario della Divisione di Ortopedia di Alba – racconta invece il dottor Luigi Milano -. Allora non portava mai il papillon, ma solo cravatte. Sempre, tranne in qualche calda giornata estiva. E non fumava mai la pipa, ma solo sigarette. Ci raccontava che qualche tempo prima aveva provato a smettere rimediando una laringite risolta solo con generosi “aereosol di nicotina”».

Al tempo, il professore aveva già da anni orientato il suo interesse sulla Patologia del piede dopo precedenti esperienze torinesi in Chirurgia pediatrica e patologia. «Tra le sue prerogative c’è sempre stata la puntualità – continua il dottor Milano -, non ricordo un ritardo in tutti gli anni passati assieme e, ovviamente, altrettanta puntualità veniva richiesta ai collaboratori e anche a corsisti e visitatori. L’atmosfera nella sala operatoria di Alba era particolare, in quanto Giacomo richiedeva il totale spegnimento dell’illuminazione di sala e pertanto l’intervento avveniva nella più completa oscurità con la sola luce della scialitica. Durante l’intervento era prodigo di suggerimenti e consigli, ma in generale dava poca importanza al gesto chirurgico in sé, nonostante l’estrema accuratezza e pulizia nell’allestimento del campo operatorio, quanto piuttosto al razionale e alle finalità. Una frase che spesso ripeteva era: “La chirurgia è ripetitiva, tutti imparano ad operare. La cosa importante sono le idee”. Tuttavia nel gesto chirurgico ricercava in maniera quasi maniacale la precisione anatomica con l’isolamento accurato delle strutture, la preparazione dei piani, la messa in evidenza di vasi e nervi con l’aiuto di lacci di differente colore (“La chirurgia è anche un fatto estetico”, diceva). Un’altra sua raccomandazione era l’atraumaticità, la gestione dei tessuti e delle strutture senza provocare compressioni o trazioni; una frase ricorrente era “È ortopedia, non urtopedia, nel nostro lavoro l’unica manovra che richiede un po’ di forza è la riduzione della lussazione d’anca”».

Particolare era anche il suo rapporto con il paziente. «l giorno precedente l’intervento – racconta il dottor Milano – si visitavano collegialmente i pazienti con tutti i medici del reparto. Lui dedicava parecchio tempo della visita al colloquio per avere informazioni sull’attività, le abitudini di vita e le aspettative; altrettanto tempo veniva utilizzato per spiegare in dettaglio l’eventuale intervento, le modalità, le finalità, il decorso post-operatorio. Ricercava una specie di “patto per la salute” ante litteram e la fiducia reciproca tra paziente e chirurgo. La parola era tutto e il fatto stesso che il paziente si fosse rivolto al chirurgo equivaleva di per sé a un implicito consenso. Giacomo ha criticato e rifiutato per molto tempo la redazione di un consenso informato scritto, considerato superfluo e in un certo senso riduttivo per i rapporti interpersonali tra medico e paziente».

Un uomo di altri tempi che, accanto alla passione per la scrittura e per le auto sportive («Raramente le utilizzava per viaggi di piacere, più di frequente per spostamenti di lavoro o per congressi»), aveva elevato il lavoro a parte essenziale della sua vita: «La considerava un’attività sicuramente faticosa, ma mai pesante o tantomeno fastidiosa – conclude il dottor Milano -. In qualche caso dava l’impressione che l’attività lavorativa, la chirurgia o l’ambulatorio ma in particolare l’attività scientifica, avesse per lui un effetto rigenerante e ristoratore. All’epoca Power-Point non esisteva e la preparazione delle diapositive richiedeva la compilazione manuale delle scritte con appositi caratteri trasferibili adesivi, questa attività la eseguiva quasi sempre personalmente e penso che in qualche modo lo gratificasse».

Nel novembre 2019 è nata l’associazione “Giacomo Pisani ex alunni” che riunisce numerosi specialisti da ogni parte d’Italia, tutti passati attraverso il corso di aggiornamento Propedeutico alla Patologia del Piede che, lo scorso aprile, avrebbe dovuto tenere la sua 69esima edizione: «Una in meno del Festival di Sanremo – amava dire il Professore -, solo che nella Città dei fiori i conduttori sono stati più di trenta, qui invece ho sempre e solo presentato io».