Ipertrofia prostatica benigna: in Fornaca l’ostruzione è liberata dal robot


«Si tratta di una tecnica completamente robotizzata, sicura, mininvasiva e in grado di preservare la funzione eiaculatoria», sottolinea il professor Francesco Porpiglia. Un getto di soluzione fisiologica ad alta pressione e alta velocità disostruisce con grande precisione la prostata e permette un recupero rapido che consente al paziente di tornare a casa dopo 48 ore […]

«Si tratta di una tecnica completamente robotizzata, sicura, mininvasiva e in grado di preservare la funzione eiaculatoria», sottolinea il professor Francesco Porpiglia. Un getto di soluzione fisiologica ad alta pressione e alta velocità disostruisce con grande precisione la prostata e permette un recupero rapido che consente al paziente di tornare a casa dopo 48 ore e senza catetere.

 

Una tecnica completamente robotizzata, sicura, mininvasiva e in grado di preservare la funzione eiaculatoria: è il sistema Aquabeam in dotazione alla Clinica Fornaca e affidato all’esperienza del professor Francesco Porpiglia per risolvere i problemi minzionali dovuti all’ostruzione causata dall’Ipertrofia prostatica benigna (IPB). «Negli ultimi anni s’è registrato un forte progresso nel trattamento di questa patologia – sottolinea il professor Porpiglia – e si sono sviluppate tecniche sempre più mininvasive, capaci di garantire ottimi risultati in termini di risoluzione dei sintomi minzionali, mantenendo però al contempo alcune funzioni, compresa quella relativa all’eiaculazione, che in passato venivano perse con l’intervento chirurgico».

Nell’evoluzione dei trattamenti chirurgici per la “disostruzione” prostatica, il passato era stato caratterizzato dalla preoccupazione dei pazienti di possibili perdite di urina dopo l’intervento. «Da allora le tecniche chirurgiche sono molto migliorate e hanno consentito di ottenere risultati eccellenti dal punto di vista del recupero fisiologico della minzione», spiega il professor Porpiglia. Oggi tuttavia l’attenzione si concentra anche su altre funzioni che l’intervento disostruttivo può compromettere, quali ad esempio l’attività eiaculatoria. «Molto spesso il paziente, pur volendo risolvere i sintomi urinari che lo affliggono, non è disposto a rinunciare all’eiaculazione a prescindere dall’attività sessuale, poiché la considera una funzione fisiologica e pertanto la inquadra in un contesto di mantenimento del benessere fisico e psicologico», aggiunge.

«Sempre in questo contesto di progressiva evoluzione delle tecniche chirurgiche per l’Ipertrofia prostatica benigna, accanto all’attenzione rivolta agli aspetti funzionali minzionali e sessuali, è nata l’esigenza di offrire al paziente la possibilità di un iter chirurgico e di un decorso post-operatorio quanto più possibile ridotto – prosegue il professor Porpiglia -. Risolvere il problema in tempi brevi e in un setting ambulatoriale con ottimi risultati funzionali è dunque la nuova frontiera di queste chirurgie».

«Quella del sistema Aquabeam, adottata in Fornaca, è una tecnica completamente robotizzata che risponde perfettamente a tutte queste esigenze, visto che può essere utilizzata indipendentemente dalle dimensioni della prostata – continua il professor Porpiglia -. Il chirurgo configura con precisione una serie di dati del paziente e li trasferisce su un software. Dopodiché la procedura è eseguita dal robot che, in soli 3-4 minuti, inietta con precisione millimetrica un getto di soluzione fisiologica ad alta pressione e alta velocità che permette l’idrodissezione del tessuto prostatico. Il getto funge da bisturi e, di fatto, destruttura la prostata “distruggendo” il tessuto collagene della ghiandola e favorendo l’alterazione permanente dell’architettura di supporto delle porzioni ghiandolari dell’adenoma della prostata». Il getto di soluzione fisiologica può essere orientato preservando l’area anatomica dell’uretra deputata all’eiaculazione: «Con il risparmio di quell’area, si ottiene per il paziente un’elevata possibilità di mantenere il processo eiaculatorio – conferma il professor Porpiglia -. A procedura terminata, dopo una degenza di 24/48 ore, il paziente può essere dimesso senza catetere vescicale avendo risolto i suoi sintomi minzionali ostruttivi e con una probabilità di circa il 95 per cento di aver mantenuto anche le funzioni eiaculatorie».

«Aquabeam è sicuramente uno dei più innovativi e completi trattamenti chirurgici per i sintomi dati dall’Ipertrofia prostatica benigna e si colloca in un panorama sempre più nutrito di tecniche, che l’urologo può proporre in base alle caratteristiche e alle necessità di ogni singolo paziente – sottolinea il professor Porpiglia -. Il grande vantaggio che viviamo in questo contesto è proprio legato alla personalizzazione del trattamento dell’Ipertrofia prostatica benigna. Oggi si cerca di adattare la tecnica al paziente in base al tipo di ostruzione, alla morfologia della ghiandola prostatica, alle esigenze e alle necessità personali». Ricorda quindi come la Turp bipolare sia ancora oggi la tecnica più usata al mondo per prostate inferiori agli 80-100 grammi, ma sottolinea l’esistenza di almeno una dozzina di altre tecniche endoscopiche alternative: «Utilizzano fonti di energia come quella bipolare o Gyrus oppure utilizzano diverse fonti di energia laser: Olmio, Tullio e Green laser – conclude il professor Francesco Porpiglia -. Ciascuna di esse ha il compito di disostruire, ma nella stragrande maggioranza dei casi non garantisce di mantenere l’eiaculazione e, inoltre, prevede ricovero, anestesia e ospedalizzazione che, a seconda della tecnica utilizzata, può andare da uno a tre giorni. Proprio per superare questi limiti e andare incontro alle esigenze del paziente sono nate le tecniche alternative che comprendono anche il sistema Aquabeam».