Le neuroimmagini allargano gli orizzonti della Neurofisiologia clinica


Il dottor Walter Troni, neurologo della Clinica Fornaca, presenta il servizio della Clinica Fornaca: «Elettromiografia, elettroencefalografia, potenziali evocati, monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio, studio del sonno mediante l’indagine polisonnografica con videoregistrazione».
E aggiunge: «La collaborazione tra neuroradiologo e neurofisiologo è pressoché quotidiana».

Il dottor Walter Troni, neurologo della Clinica Fornaca, presenta il servizio della Clinica Fornaca: «Elettromiografia, elettroencefalografia, potenziali evocati, monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio, studio del sonno mediante l’indagine polisonnografica con videoregistrazione».
E aggiunge: «La collaborazione tra neuroradiologo e neurofisiologo è pressoché quotidiana».

«Il servizio di Neurofisiologia clinica della Fornaca copre tutti i campi della neurofisiologia di interesse clinico: dall’elettromiografia all’elettroencefalografia, dai potenziali evocati al monitoraggio neurofisiologico intraoperatorio, fino allo studio del sonno mediante l’indagine polisonnografica con videoregistrazione». Parole del dottor Walter Troni, neurologo della Clinica Fornaca, autore di numerosi studi sulle funzionalità muscolare e del sistema nervoso periferico nonché del loro impiego clinico.

Dottor Troni, la crescente affermazione delle tecniche di neuroimmagini (TC e Risonanza magnetica) nella diagnostica neurologica rischia di ridimensionare il ruolo della Neurofisiologia nella pratica clinica?

«L’avvento delle neuroimmagini non ha ridimensionato il ruolo della Neurofisiologia, ma ne ha in qualche modo meglio definito la “mission”. Esistono campi della Neurologia, come le polineuropatie o le lesioni focali dei nervi, nei quali la Neurofisiologia rimane l’unica tecnica strumentale di rilevanza diagnostica. Penso che oggi nessun ortopedico opererebbe un paziente per una sindrome del tunnel carpale senza aver prima fatto un controllo elettromiografico, allo stesso modo nessun diabetologo trascurerebbe una valutazione neurofisiologica in un paziente diabetico inveterato che riferisce dolori o parestesie agli arti».

Possiamo quindi parlare di stretta integrazione tra neuroimmagini e Neurofisiologia?

«Certamente. Nella pratica clinica avviene proprio così ed è dovuto al fatto che mentre le prime sono insuperabili nel fornire il riscontro anatomico di un danno neurologico, solo la seconda è in grado di dimostrare le eventuali conseguenze funzionali di tale dato morfologico. Ed è pressoché quotidiana la collaborazione tra neuroradiologo e neurofisiologo nella gestione clinica del paziente: l’ortopedico o il neurochirurgo che vedono in Risonanza magnetica una protrusione discale importante ed esercitante una chiara azione compressiva su una radice nervosa si rivolgono al neurofisiologo per sapere se quel danno d’immagine si traduce anche in un danno funzionale oggettivabile con un esame elettromiografico; allo stesso modo, di fronte a un’alterazione dei potenziali evocati, il neurologo si rivolge al radiologo per sapere se quel danno funzionale ha un corrispettivo danno anatomico nella Risonanza magnetica dell’encefalo, come ad esempio una placca demielinizzante in un paziente con sospetta o accertata sclerosi multipla. Gli esempi potrebbero essere infiniti: integrazione e complementarietà rappresentano il destino obbligato che legherà sempre di più neuroimmagini e Neurofisiologia».

Anche gli studi internazionali prendono più che mai atto di questo legame, non è vero?

«Proprio così. Di recente, in collaborazione con il team di neurochirurghi composto dal dottor Carlo Alberto Benech, dal professor Franco Benech e dalla dottoressa Rosa Perez, abbiamo descritto una tecnica neurofisiologica finalizzata a controllare la corretta infissione delle viti peduncolari nel corso di interventi di stabilizzazione della colonna lombo-sacrale. Questa ricerca è stata pubblicata da una prestigiosa rivista scientifica ed è stata oggetto di un editoriale del professor Marc Nuwer, responsabile della Neurologia della UCLA (University of California, Los Angeles) e padre riconosciuto del neuro-monitoraggio».

Quindi il servizio di Neurofisiologia clinica della Fornaca svolge anche attività di ricerca?

«Lo fa attraverso la stessa strumentazione utilizzata nella routine clinica, evitando virtuosismi sterili e fornendo un reale aiuto pratico per il clinico, così da facilitare una diagnosi o impostare una corretta terapia. Al momento stiamo lavorando a una ricerca che punta a individuare una metodica nel campo dei potenziali evocati, cioè della registrazione delle risposte generate dal cervello in seguito alla stimolazione di specifici distretti periferici che, a tutt’oggi, per via delle difficoltà metodologiche in atto e nonostante l’indubbio interesse clinico, non è ancora disponibile».