Il ricordo del dottor Luigi Parigi nelle parole del professor Giovanni Muto


«Abbiamo cominciato a lavorare insieme nel 1990 e per ventotto anni siamo risultati inseparabili, eseguendo insieme alcune migliaia di interventi alla Clinica Fornaca. A quelle professionali, Luigi abbinava doti umane che lo rendevano unico e affidabile». Se n’è andato l’ultima domenica del mese di agosto, appena undici giorni dopo aver compiuto 64 anni. Il dottor […]

«Abbiamo cominciato a lavorare insieme nel 1990 e per ventotto anni siamo risultati inseparabili, eseguendo insieme alcune migliaia di interventi alla Clinica Fornaca. A quelle professionali, Luigi abbinava doti umane che lo rendevano unico e affidabile».

Se n’è andato l’ultima domenica del mese di agosto, appena undici giorni dopo aver compiuto 64 anni. Il dottor Luigi Alfonso Parigi è stato portato via da un malore improvviso che l’ha sottratto all’affetto dei suoi cari lasciando addolorati e increduli i suoi pazienti e l’intera comunità medica cittadina nella quale s’era fatto spazio dopo la laurea in Medicina e Chirurgia nel 1979 e la specializzazione in Anestesia e Rianimazione ottenuta tre anni più tardi. Le esperienze di lavoro negli ospedali torinesi Maria Vittoria, Martini e Humanitas Gradenigo, dove poco più di un anno fa aveva tenuto a battesimo il nuovo servizio di Anestesia e Rianimazione, erano servite a donargli un’enorme popolarità tra i pazienti, anche in virtù della grande competenza in materia di Terapia antalgica che lo vedeva tra i maggiori specialisti a livello regionale.

Ma il dottor Parigi è stato per moltissimi anni anche un’autentica colonna della Clinica Fornaca, l’anestesista di riferimento di molti illustri chirurghi che a lui hanno affidato le sorti delle migliaia di interventi eseguiti. «Abbiamo cominciato a lavorare insieme nel 1990 e per ventotto anni siamo risultati inseparabili – racconta il professor Giovanni Muto, urologo della Clinica Fornaca e responsabile del reparto universitario di Urologia dell’Ospedale Humanitas Gradenigo -. Il nostro sodalizio è nato quando io ero da poco diventato primario al Maria Vittoria e Luigi stava muovendo i primi passi da aiuto anestesista. Otto anni più tardi io mi sono trasferito al San Giovanni Bosco e, alla fine del 2014, addirittura al Campus universitario di Roma, mentre lui aveva scelto il Martini dove era rimasto fino a un anno fa. Ebbene, in tutti questi anni e nonostante i cambi di ospedale che possono riguardare le vite dei medici, io e Luigi abbiamo continuato a lavorare fianco a fianco alla Fornaca, entrando tutte le settimane insieme nelle sale operatorie di corso Vittorio Emanuele e prendendoci cura insieme della salute di migliaia di pazienti».

Un rapporto professionale di assoluta fiducia e una profonda amicizia che si sono tradotti in alcune migliaia di interventi chirurgici e in una serie di ricordi indelebili: «Potrei davvero raccontare una grande quantità di episodi vissuti da me e Luigi nel corso di tutti questi anni – prosegue il professor Muto -, ma ne scelgo uno che aiuta a comprendere la dimensione professionale e umana del dottor Parigi. Avevo operato a Roma un paziente torinese la cui sorte era purtroppo tragicamente segnata e i suoi familiari mi chiesero disperatamente di riportarlo a Torino per consentirgli di trascorrere nella sua città gli ultimi giorni di vita. Domandai aiuto a Luigi e lui, con la generosità e la sensibilità che lo contraddistinguevano in questo tipo di situazioni, lo accolse in Rianimazione al Martini e lo assistette personalmente fino all’ultimo giorno. Aiutare i pazienti andando oltre l’aspetto puramente clinico era una delle caratteristiche che lo rendevano così speciale».

Altrettanta sensibilità il dottor Parigi la dimostrava in sala operatoria: «Aveva una grandissima abilità nelle anestesie di tipo periferico ed era un autentico maestro nel maneggiare gli aghi, due caratteristiche che gli consentivano di calibrare la perfetta anestesia per ciascun tipo di patologia trattata e di eccellere nell’applicazione della Terapia del dolore», aggiunge ancora il professor Muto. «Era un uomo pragmatico che si impegnava al massimo fino a trovare la soluzione di qualsiasi problema gli si parava davanti». Una patente di affidabilità che al dottor Parigi veniva riconosciuta anche al di fuori dell’ospedale: «”Chiedi a Luigi” era l’espressione tipica che la mia équipe chirurgica pronunciava di fronte a una questione da risolvere – conclude il professor Muto -. Se dovevi cambiare auto potevi chiedere a Luigi: ti avrebbe detto tutto a proposito di modelli, prestazioni, prezzi e addirittura concessionari. Idem per cambiare le gomme dell’auto, gli infissi di casa o tante altre cose: Luigi aveva la risposta giusta e ti metteva in condizione di operare nel migliore dei modi, nella vita come in sala operatoria».