Mammografia, con la Tomosintesi la prevenzione è ancora più efficace


Il nuovo mammografo della Clinica Fornaca scompone il seno in piccolissime sezioni e permette di scoprire con maggiore anticipo il tumore alla mammella, anche quando è molto piccolo. Un nuovo mammografo digitale diretto con tomosintesi rende da oggi ancora più accurata la diagnostica senologica della Clinica Fornaca. «Con la tomosintesi siamo in grado di diagnosticare […]

Il nuovo mammografo della Clinica Fornaca scompone il seno in piccolissime sezioni e permette di scoprire con maggiore anticipo il tumore alla mammella, anche quando è molto piccolo.

Un nuovo mammografo digitale diretto con tomosintesi rende da oggi ancora più accurata la diagnostica senologica della Clinica Fornaca. «Con la tomosintesi siamo in grado di diagnosticare con maggiore anticipo la presenza di un tumore alla mammella, specie quando è molto piccolo», spiega il professor Giovanni Gandini, direttore del Dipartimento di diagnostica per immagini e radioterapia della Città della Salute e della Scienza di Torino e consulente della Clinica Fornaca. La tomosintesi permette un esame “a strati” della mammella: «Il seno viene scomposto in sezioni dello spessore di un millimetro ciascuna: una modalità che ci permette di osservare e valutare ogni piano, consentendo così di anticipare in alcuni casi la diagnosi di un tumore o di tranquillizzare con maggiore confidenza le pazienti con un esame negativo», aggiunge il professor Gandini.

«Rispetto alla mammografia tradizionale – prosegue la dottoressa Giovanna Mariscotti, medico della Clinica Fornaca e responsabile della Diagnostica senologica nel Dipartimento diretto dal professor Gandini –, la tomosintesi consente di individuare lesioni molto piccole che diversamente risulterebbero invisibili. La tomosintesi non sostituisce la mammografia tradizionale ma la completa perché riconosce con maggiore precisione le localizzazioni profonde». Le due modalità vengono quindi abbinate raggiungendo una “sintesi” che si rivela preziosa nell’ambito della diagnosi precoce del tumore alla mammella. «Attraverso la scomposizione del seno in strati tanto sottili, la tomosintesi aiuta a dissipare i dubbi e può perciò ridurre il ricorso alle agobiopsie, passaggio prima quasi obbligato di fronte a lesioni sospette».

«Tra i vantaggi collegati alla maggiore precisione della tomosintesi – puntualizza il dottor Vincenzo Marra, medico della Clinica Fornaca e direttore della Radiologia dell’ospedale ostetrico-ginecologico Sant’Anna di Torino – figurano anche la riduzione dei falsi positivi o negativi con la conseguente diagnosi appropriata dei veri tumori mammari, nonché la possibilità di risultare altrettanto efficaci nell’esame dei seni densi, quelli più giovani e difficili da leggere al punto da indurre con più facilità all’errore». Il tumore alla mammella rimane molto diffuso anche tra le giovani donne: «La prevenzione attraverso le nuove tecniche diagnostiche e terapeutiche continua a rappresentare la strategia più efficace», ricorda il dottor Marra, da anni impegnato in percorsi di screening che hanno condotto a importanti risultati.

La possibilità della tomosintesi aggiunge un ulteriore tassello al percorso di prevenzione che la Clinica Fornaca ha predisposto per la donna. «Alle signore che hanno meno di 40 anni e non presentano reperti clinici è consigliato il semplice controllo attraverso una visita senologica più un’ecografia – precisa ancora la dottoressa Mariscotti -. Se l’ecografia è positiva o di fronte a un segno clinico o a un addensamento sarà invece opportuno ricorrere alla mammografia con tomosintesi. Dai 40 anni sono invece raccomandabili controlli annuali con visita clinica, ecografia e mammografia con eventuale tomosintesi».

In merito alla compressione che la mammella subisce al momento della mammografia, il dottor Marra ne sottolinea la necessità («Senza un’adeguata compressione otterremmo un risultato artefatto e avremmo quindi eseguito un esame inutile») e contesta chi ritiene questa pratica dolorosa: «Tradizionale o con tomosintesi non si tratta di una tecnica che di norma provoca dolore – spiega –, a meno che non ci si trovi di fronte a soggetti particolarmente sensibili che rappresentano comunque una percentuale di donne molto ridotta».

«Lavoriamo per riconoscere tumori della mammella sempre più piccoli – conclude il professor Gandini –. La diagnosi precoce ci permette di asportare il tumore con poco tessuto intorno con resezioni piccole e accurate, cosicché oltre al vantaggio di carattere estetico si ottiene una percentuale di guarigione che per i tumori piccoli supera il 95 per cento».