Olimpiadi invernali, con il professor Quaglia c’è anche un po’ di Fornaca


Olimpiadi invernali in Corea: l’unico sciatore torinese è stato operato con successo al ginocchio dal professor Flavio Quaglia, direttore del Centro Sp.Or.T.S. della Clinica: «Un solido percorso diagnostico e terapeutico rappresenta una garanzia sia per l’atleta professionista sia per lo sportivo amatoriale. Tentare di accelerare troppo i tempi di recupero può favorire un nuovo infortunio». […]

Olimpiadi invernali in Corea: l’unico sciatore torinese è stato operato con successo al ginocchio dal professor Flavio Quaglia, direttore del Centro Sp.Or.T.S. della Clinica: «Un solido percorso diagnostico e terapeutico rappresenta una garanzia sia per l’atleta professionista sia per lo sportivo amatoriale. Tentare di accelerare troppo i tempi di recupero può favorire un nuovo infortunio».

C’è anche un po’ di Fornaca nella spedizione italiana che in questi giorni si sta misurando con i Giochi olimpici invernali di Pyeongchang in Corea del Sud. Matteo Marsaglia, uno degli uomini-jet azzurri che – meteo permettendo – si cimenteranno nella notte tra giovedì 15 e venerdì 16 nella prova del SuperG, è stato operato al ginocchio a fine 2016 dal professor Flavio Quaglia, direttore del Centro Sp.Or.T.S. (Specialistico ortopedia e di traumatologia sportiva) della Clinica Fornaca. La rottura del legamento crociato anteriore dell’unico sciatore torinese in gara alle Olimpiadi invernali era avvenuta qualche mese dopo un infortunio ancora più grave che, proprio in terra coreana, gli aveva procurato lesioni a bacino, addome e schiena. «Matteo ha recuperato molto bene e, soprattutto, ha eseguito con grande scrupolo la parte di riabilitazione post chirurgica senza mai cedere alla tentazione di quel recupero accelerato che in molti casi aumenta il rischio di una nuova rottura».

Il professor Quaglia sottolinea come proprio il ginocchio sia tra le articolazioni più soggetta a traumi per quanto riguarda sport come lo sci o il calcio. Ma perché e in che modo ci si fa male? «Molto dipende dall’intensità dell’attività fisica – risponde il professor Quaglia -: che si tratti di atleti professionisti o di sportivi amatoriali. spesso l’infortunio arriva in condizioni di stanchezza. Negli ultimi minuti del primo o del secondo tempo di una partita, nell’ultima discesa di una giornata sulle piste. Ecco perché è così importante prepararsi in modo adeguato e, in caso di infortunio, tornare in campo o in pista solo dopo aver recuperato appieno». In che modo? «Non basta l’intervento chirurgico perfettamente eseguito – chiarisce il professor Quaglia -, determinante è anche la fisioterapia post intervento: buona preparazione, muscolatura e propriocettività sono indispensabili se si vuole ritornare ai livelli precedenti».

Proprio in questa direzione si muove il percorso diagnostico e terapeutico del Centro Sp.Or.T.S. rispetto alla rottura del legamento crociato anteriore, il più frequente tra gli infortuni gravi del ginocchio: «Partiamo dall’anamnesi – spiega il professor Quaglia -: è indispensabile far parlare il paziente, perché dal racconto dell’infortunio si capisce molto su cosa può essere accaduto. Dopodiché tocca alla visita e agli esami strumentali, radiografia e Risonanza magnetica, che precedono l’intervento chirurgico. Prima di eseguire quest’ultimo è però opportuno lasciare passare la fase acuta: un ginocchio né troppo gonfio né troppo dolente affronterà meglio l’operazione». E poi sarà il momento di passare alla riabilitazione: «Nel primo mese si segue un carico progressivo che conduce infine a un carico completo con un ginocchio che si muove per 90-110 gradi e gradualmente si sgonfia. La fisioterapia viene eseguita senza mai forzare: in media, dopo circa tre mesi il paziente torna a correre e uno-due mesi più tardi può riprendere una leggera attività sportiva, mentre a quella precedente l’infortunio non torna prima dei sei mesi e, nel caso dei calciatori delle massime leghe europee, statisticamente non prima di sette-otto mesi. Non conviene anticipare e, in ogni caso, prima di riprendere appieno è opportuno sottoporsi a tutti i test isocinetici utili a misurare la forza muscolare nonché ai test soglia che certificano la preparazione atletica generale del paziente».

Ma come deve prepararsi lo sciatore della domenica? Quello che cioè trascorre una settimana sedentaria e poi si scatena sulle piste. «Una volta si usava solo la cosiddetta ginnastica presciistica – risponde il professor Quaglia -. Oggi l’equivalente può essere garantito da una buona preparazione in palestra, magari sostenuta dai test che aiutano a valutare la condizione in modo oggettivo. Ma in ogni caso è fondamentale che chiunque decida di cimentarsi in pista lo faccia solo dopo essersi preparato». Ben sapendo che talvolta il pericolo può arrivare dall’esterno: «È aumentato tantissimo il numero di incidenti legati a scontri tra sciatori – conclude il professor Flavio Quaglia -. Le piste sono molto più accessibili e veloci, una combinazione che le rende affollate e che favorisce impatti devastanti: non solo legamenti, negli ultimi anni siamo tornati a vedere fratture come del piatto tibiale o di tibia e perone e anche dell’arto superiore. È più che mai importante proteggersi e, in caso di incidente, affidarsi a un percorso di recupero solido e ben rodato».