Pandemia e Africa con il professor Mantovani e don Dante Carraro


“Condividere per conoscere. Dialoghi sul domani tra Africa ed Europa, oltre la pandemia”: se n’è parlato lo scorso 18 maggio al Teatro Juvarra con il direttore scientifico di Humanitas e il direttore di Medici con l’Africa Cuamm: «La priorità è la campagna di vaccinazione in Africa – hanno ribadito – per proteggere quante più persone possibili e per evitare l’insorgere di nuove varianti».

“Condividere per conoscere. Dialoghi sul domani tra Africa ed Europa, oltre la pandemia”: se n’è parlato lo scorso 18 maggio al Teatro Juvarra con il direttore scientifico di Humanitas e il direttore di Medici con l’Africa Cuamm: «La priorità è la campagna di vaccinazione in Africa – hanno ribadito – per proteggere quante più persone possibili e per evitare l’insorgere di nuove varianti».

 

C’era il Teatro Juvarra di Torino gremito in ogni ordine di posti e c’era un pubblico desideroso di ascoltare ogni parola proveniente dal palco. È stata una serata davvero speciale quella che lo scorso 18 maggio ha visto dialogare il professor Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas e don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm (Collegio universitario aspiranti medici missionari) sul tema “Condividere per conoscere. Dialoghi sul domani tra Africa ed Europa, oltre la pandemia”. A moderare la discussione, cogliere gli spunti provenienti dalla platea e a tentare di contenere la verve inarrestabile dei due relatori ha provveduto Mario Calabresi, già direttore di “Stampa” e “Repubblica” e oggi impegnato con la sua brillante società di produzione di podcast “Chora”.

«Nonostante il livello di allarme generale per il Covid-19 si sia oggi ridotto, non bisogna abbassare la guardia», hanno ammonito all’unisono i due relatori. «In un posto come l’Africa, dove la percentuale di vaccinazione è molto più bassa di quella di altre zone del pianeta, occorre assicurarsi che le immunizzazioni vadano avanti: per proteggere quante più persone possibili e per evitare l’insorgere di nuove varianti».

 

Allo scoppio della pandemia, Medici con l’Africa Cuamm si è subito impegnata nel mettere in sicurezza gli ospedali e gli operatori sanitari degli otto Paesi dell’Africa a sud del Sahara in cui opera. Allo stesso tempo, in Italia, ha avviato un intervento di supporto a 19 strutture sanitarie in undici regioni, per dare un aiuto concreto nella lotta al Covid che ha colpito così duramente anche il nostro paese.

 

«Oggi la priorità è la campagna di vaccinazione in Africa – ha ribadito don Dante Carraro -. Il Cuamm l’ha sostenuta fin da quando i vaccini sono arrivati nei “nostri” Paesi e oggi risulta più che mai indispensabile trasformare le dosi di vaccino in vaccinazione vera per arrivare fino ai luoghi più remoti e difficili da raggiungere. Per riuscirci serve un impegno costante nella logistica, nella formazione, nella sensibilizzazione degli operatori e della popolazione, per vincere ogni esitazione e nell’equipaggiare le strutture sanitarie».

Il cammino in Africa è ancora molto lungo, come hanno dimostrato alcuni video mostrati nel corso della serata. Ci sono grandi differenze tra Paesi come l’Uganda, che ha raggiunto oltre il 45 per cento della copertura totale della popolazione target e altri, come il Sud Sudan, che si trova solo al 4 per cento.

 

«Esiste più di un buon motivo per continuare a vaccinare l’Africa – ha altresì ribadito il professor Alberto Mantovani -. Il primo è fornito dai dati: ci dicono che nei paesi ricchi abbiamo somministrato 180 dosi di vaccino per 100 abitanti, mentre nei paesi poveri non arriviamo a 20 dosi. Noi facciamo tre o quattro dosi di vaccino, lì se ne fanno 1 o 2 nella stragrande maggioranza dei casi. Dobbiamo vaccinare l’Africa per motivi di solidarietà perché i vaccini sono stati sperimentati anche nei paesi a basso a reddito e dobbiamo quindi restituire i risultati della nostra ricerca. Infine, vaccinare l’Africa significa anche allacciare la nostra cintura di sicurezza: mettere in sicurezza noi stessi, perché se il virus corre, come succede, genera varianti e le varianti possono essere un problema per tutti, anche per noi».