Prevenzione cardiovascolare: nuovo percorso personalizzato in Fornaca


Prevenzione cardiovascolare: un team di medici specialistici prende in carico il paziente e lo indirizza verso una serie di esami mirati alla diagnosi precoce: «Identificare i fattori di rischio e correggerli significa allontanare i rischi legati alla principale causa di morte nel mondo occidentale», spiega il professor Vittorio Gallo. Prevenzione cardiovascolare: la Clinica Fornaca affida […]

Prevenzione cardiovascolare: un team di medici specialistici prende in carico il paziente e lo indirizza verso una serie di esami mirati alla diagnosi precoce: «Identificare i fattori di rischio e correggerli significa allontanare i rischi legati alla principale causa di morte nel mondo occidentale», spiega il professor Vittorio Gallo.

Prevenzione cardiovascolare: la Clinica Fornaca affida a un team di medici specialistici il percorso totalmente personalizzato che prende in carico il paziente e, a seconda delle necessità emerse in sede di esame, gli fornisce tutte le indicazioni cliniche e comportamentali utili a mantenere o recuperare uno stile di vita sano, necessario per tenere lontana la malattia cardiovascolare.

Tocca al professor Vittorio Gallo, medico della Clinica Fornaca, specialista internista a indirizzo metabolico, epatologico e gastroenterologico, eseguire in prima battuta un’attenta anamnesi del paziente e identificarne i fattori di rischio per aprire la strada agli opportuni esami ematochimici e strumentali e coinvolgere direttamente gli altri specialisti: cardiologo, chirurgo vascolare, dietologo, medico dello sport, fisioterapista o altre figure direttamente legate al quadro clinico del paziente.

Professor Gallo, perché è così importante la prevenzione cardiovascolare?

«Perché oggi nel mondo occidentale la malattia cardiovascolare rappresenta la prima causa di morte, di gran lunga superiore a quella di qualsiasi altra patologia. Identificare tutti i fattori di rischio per correggerli rapidamente e precocemente significa fare una corretta prevenzione. Si può fare considerando tutto l’albero vascolare: quali sono i distretti vascolari arteriosi che più di altri possono andare incontro a problematiche acute e croniche di questo tipo? Certamente il cuore con le sue coronarie, il cervello con l’arteria cerebrale media, le arterie renali che se chiuse o con riduzione di flusso possono portare a insufficienza renale cronica, malattie della retina e malattie arteriose degli arti inferiori, molto comuni soprattutto tra i fumatori».

Come si arriva a identificare i fattori di rischio che possono indurre alla malattia cardiovascolare?

«Attraverso l’anamnesi del paziente e con una serie di esami ematochimici e strumentali sempre mirati alla diagnosi precoce. La familiarità per la malattia cardiovascolare, l’ipertensione arteriosa, il diabete, la dislipidemia, il fumo di sigaretta, l’abitudine al consumo di alcol, il sovrappeso e la sedentarietà rappresentano altrettanti fattori di rischio. L’esame obiettivo rappresenta il primo passo di un percorso che, in una fase successiva, può completarsi con ulteriori visite specialistiche e altri esami strumentali: elettrocardiogramma, ecodoppler dei tronchi sovraortici, ecografia dell’addome, ECG basale o da sforzo. Altrettanto importanti sono gli esami del sangue: colesterolo, trigliceridi, glicemia, funzionalità renale ed epatica possono essere valutati con un semplice prelievo e corretti dal lavoro congiunto degli specialisti».

Ha citato l’EDTSA (ecodoppler dei tronchi sovraortici): perché è così importante?

«Si tratta di un esame che evidenzia le alterazioni dei vasi arteriosi più facilmente valutabili e diagnosticabili del corpo umano perché posizionati esattamente sotto la cute del collo e quindi facili da reperire. Se ne valuta lo spessore nonché la presenza di placche e la velocità di flusso. Studi recenti hanno dimostrato che chi presenta un aterosclerosi delle carotidi, una patologia dovuta all’accumulo di varie sostanze, può avere la stessa cosa a livello coronarico e quindi cardiaco. Cogliere questi segni iniziali diventa importantissimo perché ci metteranno di fronte alla possibilità che il paziente possa andare incontro a un problema vascolare acuto, cardiaco o cerebrale».

Esiste un comportamento virtuoso per tenere lontana la patologia cardiovascolare?

«Un’alimentazione equilibrata, una costante e moderata attività fisica, il controllo di pressione arteriosa e colesterolo dovrebbero rappresentare un obbligo per tutti e, in particolare, per chi presenta una familiarità per la malattia cardiovascolare. Un esempio? Per chi ha un papà che ha avuto un infarto o un ictus prima dei 55/60 anni di età, il rischio di incorrere in un problema cardiovascolare si moltiplica quasi per dieci. Ecco perché in un caso del genere tenere sotto controllo tutti i fattori di rischio diventa addirittura fondamentale: i nostri esami valutano anche la presenza di eventuali patologie metaboliche familiari (ipercolesterolemia, dislipidemia e ipetrigliceridemia) che in uno stato di benessere possono passare inosservate salvo poi rivelarsi in modo improvviso e pericoloso per la salute del paziente».