Quali sono i nuovi approcci terapeutici per i disturbi dell’esofago?


Il Comitato scientifico della Clinica Fornaca ha discusso gli interventi della dottoressa Edda Battaglia e del professor Alessandro Repici. La manometria esofagea è l’esame utile a ottenere la diagnosi di acalasia, contrazione anomala dell’esofago che viene affrontata e risolta con la tecnica chirurgica mininvasiva detta Poem. “Lo studio fisiopatologico dell’esofago. Nuovi approcci terapeutici nei disturbi […]

Il Comitato scientifico della Clinica Fornaca ha discusso gli interventi della dottoressa Edda Battaglia e del professor Alessandro Repici. La manometria esofagea è l’esame utile a ottenere la diagnosi di acalasia, contrazione anomala dell’esofago che viene affrontata e risolta con la tecnica chirurgica mininvasiva detta Poem.

“Lo studio fisiopatologico dell’esofago. Nuovi approcci terapeutici nei disturbi esofagei”. Il primo appuntamento stagionale promosso dal Comitato scientifico della Clinica Fornaca ha strappato applausi convinti a chi, mercoledì 25 settembre, ha affollato la “Sala Torino” del Centro congressi dell’Unione industriale. La dottoressa Edda Battaglia, specialista in Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva della Clinica Fornaca e il professor Alessandro Repici, responsabile dei Servizi di Endoscopia digestiva della Clinica Fornaca, direttore di Endoscopia dell’Istituto clinico Humanitas di Milano e docente di Gastroenterologia alla Humanitas University, hanno esposto con grande chiarezza ed efficacia le nuove terapie che oggi accompagnano lo studio dell’esofago.

La fisiopatologia digestiva è l’aspetto della Gastroenterologia clinica che si occupa della funzione dell’apparato gastrointestinale. Dal punto di vista diagnostico, con Endoscopia e Radiologia, completa la valutazione della funzione dell’esofago, del colon e dell’ano-retto, nonché la gestione di disturbi funzionali che possono essere reflusso gastroesofageo, stipsi, meteorismo e dispepsia (cattiva digestione). Lo studio fisiopatologico dell’esofago si avvale di esami clinici che in Fornaca possono prevedere la manometria esofagea e la ph-impedenziometria: «La prima – ha ricordato la dottoressa Battaglia – valuta la motilità dell’esofago, incaricato di funzioni molto specifiche connesse alla deglutizione e al trasporto del bolo alimentare allo stomaco. La manometria esofagea studia anche la funzione dello sfintere esofageo inferiore, correlata all’ernia jatale e alla più nota patologia del reflusso». La manometria esofagea è peraltro l’unico esame utile a ottenere la diagnosi di acalasia: «Solo in questo modo possiamo tipizzarla e suggerire al chirurgo la strategia più adeguata», ha precisato la dottoressa Battaglia. In Fornaca la manometria esofagea è eseguita in Alta risoluzione, innovazione tecnica che rappresenta il “gold standard” per la diagnosi del disturbo motorio esofageo. La ph-impedenziometria è invece l’esame che registra l’entità del reflusso in esofago, definito dalla dottoressa Battaglia «la patologia del terzo millennio».

Il professor Repici ha introdotto il suo intervento ricordando come negli ultimi 25 anni l’endoscopia abbia cambiato la gastroenterologia: «Era diagnostica, poi è diventata terapeutica e infine chirurgica – ha precisato -. Un processo di trasformazione inesorabile che adesso si sta rivolgendo verso l’ambito bariatrico-metabolico e che si affiderà sempre di più all’intelligenza artificiale, della quale nel giro di due o tre anni non potremo fare a meno». Il professor Repici s’è soffermato sull’acalasia: «È quando il muscolo esofageo si contrae in maniera anomala nella sua parte terminale che possiamo parlare di acalasia – ha specificato -. L’esofago si contrae in maniera anomala e il cibo scende a fatica nello stomaco provocando una forte sensazione di fastidio che si associa al dolore toracico». Si tratta di un problema per il quale non esiste al momento una valida cura farmacologica: «Il rimedio più efficace e duraturo comporta un taglio dello strato muscolare lungo l’esofago – ha confermato il professor Repici -. Se fino a pochi anni fa si utilizzava una chirurgia solo lapariscopica, oggi è sempre più indicato l’utilizzo della Poem (Miotomia endoscopica transorale), tecnica mininvasiva che non lascia cicatrici». Un tipo di intervento che viene eseguito in anestesia generale («È tutt’altro che banale», ha ammonito il professor Repici) e che permette al paziente di tornare a casa dopo una sola notte in ospedale e di riprendere la dieta di sempre in tempi molto brevi.