Risonanza magnetica: le risposte alle domande più frequenti


«Quanto durerà l’esame? L’apparecchiatura è chiusa o aperta? Devo prepararmi?», sono queste le domande più frequenti sulla risonanza magnetica. Tecnici e personale della Fornaca a disposizione per garantire il massimo comfort. Sempre più evoluta, la risonanza magnetica rappresenta da anni uno dei fiori all’occhiello della Radiologia della Fornaca: «La tecnologia più avanzata a nostra disposizione […]

«Quanto durerà l’esame? L’apparecchiatura è chiusa o aperta? Devo prepararmi?», sono queste le domande più frequenti sulla risonanza magnetica. Tecnici e personale della Fornaca a disposizione per garantire il massimo comfort.

Sempre più evoluta, la risonanza magnetica rappresenta da anni uno dei fiori all’occhiello della Radiologia della Fornaca: «La tecnologia più avanzata a nostra disposizione e l’indiscussa competenza dei nostri medici la rendono uno degli esami diagnostici maggiormente diffusi – spiega il Direttore generale della Clinica, Margherita Patti – ed è oggi in grado di indagare al meglio in ambito neurologico, oncologico, traumatologico, cardiologico, ortopedico, internistico e neurochirurgico».

Pur essendo uno strumento non invasivo che non richiede alcun tipo di preparazione specifica, l’esame di risonanza magnetica porta con sé alcune domande che il paziente rivolge con regolarità ai tecnici e al personale che lo prendono in carico. «Ci chiedono soprattutto se l’apparecchiatura è chiusa o aperta e quanto durerà l’esame – rivela Emanuela Scorzoni, responsabile delle aree ambulatoriali della Clinica Fornaca -. Si tratta delle richieste più frequenti, talvolta suggerite dalla curiosità e talvolta dall’ansia, che è caratteristica dei pazienti più giovani».

Quanto dura l’esame di risonanza magnetica?

Il maggiore “discomfort” del paziente è quello legato alla durata della risonanza magnetica: «Richiede almeno trenta minuti – afferma Emanuela Scorzoni -, il tempo necessario per la preparazione della bobina e per l’acquisizione delle immagini in tre dimensioni. Durante tutto questo tempo è opportuno che il paziente non si muova, diversamente può essere necessario dover ricomincia l’esame da capo».

Una persona che soffre di claustrofobia può sottoporsi a risonanza magnetica?

L’imponenza dell’apparecchio di risonanza magnetica è l’altro “spauracchio” che preoccupa chi vi si sottopone: «Il timore è caratteristico dei soggetti claustrofobici – riconosce ancora Scorzoni – ma anche di chi è in soggezione perché sa di dovervi rimanere per mezzora. In realtà, la nostra risonanza magnetica è un tunnel aperto su entrambe le estremità, illuminato e in contatto continuo con il tecnico che sta eseguendo l’esame».

Il paziente resta solo nella stanza?

Con i tecnici che si occupano della risonanza magnetica della Clinica Fornaca, il paziente può interloquire in qualsiasi momento, segnalando eventuali problemi e ricevendo le indicazioni del caso. «Si instaura da subito un rapporto di grande empatia e fiducia – prosegue Emanuela Scorzoni -: il paziente capisce di trovarsi in una situazione di massima sicurezza e si affida con serenità a chi l’ha preso in carico», peraltro coccolato dalla musica diffusa all’interno dell’apparecchiatura per tutta la durata dell’esame.

È possibile sottoporsi all’esame di risonanza magnetica con pacemaker o protesi?

La risonanza magnetica è uno strumento diagnostico sempre più sofisticato e al passo coi tempi. Utilizzato anche in campo pre-operatorio, soprattutto per quanto riguarda encefalo e seno, nonché fruibile anche per soggetti particolari: «Oggi vi si possono sottoporre anche pazienti portatori di determinati pacemaker o di protesi articolari in titanio – conclude Scorzoni -. Fino a pochi anni fa non era assolutamente possibile, oggi i nuovi materiali utilizzati consentono l’accesso anche a chi prima risultava escluso».