Salute e benessere passano anche dalla chirurgia plastica


«Il primo compito della chirurgia plastica è quello di chiedersi come migliorare l’aspetto del paziente» spiega il professor Stefano Bruschi. Che rivela: «Gli uomini? Sono molto più esigenti delle donne». «Nella chirurgia plastica la competenza ricostruttiva e quella estetica devono convivere senza mai essere scisse. Il chirurgo che vede il suo paziente ha prima di […]

«Il primo compito della chirurgia plastica è quello di chiedersi come migliorare l’aspetto del paziente» spiega il professor Stefano Bruschi. Che rivela: «Gli uomini? Sono molto più esigenti delle donne».

«Nella chirurgia plastica la competenza ricostruttiva e quella estetica devono convivere senza mai essere scisse. Il chirurgo che vede il suo paziente ha prima di tutto l’obbligo di chiedersi come fare per migliorarne l’aspetto. Se non compie questo lavoro di meditazione con se stesso ma, al contrario, esegue la tecnica in modo passivo, ha fallito nella sua missione».

Parola del professor Stefano Bruschi, chirurgo plastico e ricostruttivo della Clinica Fornaca di Torino, primario di Chirurgia plastica della Città della salute e della scienza di Torino e direttore della Scuola di specialità di Chirurgia plastica. «L’Organizzazione mondiale della salute ci invita a perseguire salute e benessere – prosegue il professor Bruschi -. Ma in che modo il chirurgo plastico realizza il benessere del paziente? Ad esempio occupandosi di una chirurgia oncologica demolitiva e facendone una ricostruzione con finalità altamente estetica». Una modalità che il professor Bruschi ha sviluppato nel concetto di CORE (Chirurgia oncologica ricostruttiva ed estetica), portato avanti con costanza nelle ricostruzioni mammarie e cervico facciali che rappresentano la parte più intensa della sua attività di chirurgo e di docente: «I medici che si formano nella Scuola di specialità da me diretta lo fanno secondo standard europei che li conducono a essere immediatamente competitivi e apprezzati anche al di fuori dei confini nazionali – aggiunge -. E’ lo stesso binario che mi ha portato a creare ITPAS (Italian plastic aesthetic surgery): un punto di incontro tra la caratteristica del gusto tipicamente italiano e la tecnica chirurgica plastica estetica».

Alla Clinica Fornaca il professor Bruschi mette a disposizione le sue competenze di chirurgia plastica soprattutto in materia di rinoplastica e chirurgia mammaria additiva, richieste in genere da pazienti più giovani, nonché di lifting e mastopessi («Per la quale ho sviluppato la “Slip sliding Technique” che con una sola incisione fa scivolare tutta la mammella sulla protesi», precisa) che interessano un pubblico più adulto.

Chi si sottopone a interventi di chirurgia plastica? «Molti più uomini di quanto non si è portati a immaginare», risponde il professor Bruschi. Che svela anzi una caratteristica del paziente maschile: «E’ molto esigente perché affetto da quella che un mio collega britannico ha definito la “sindrome di Simon”, un acronimo che indica cinque caratteristiche: single, immature, male, obsessive, narcissist. Sommate l’una sull’altra lo rendono un paziente piuttosto impegnativo». E’, insomma, molto più facile avere a che fare con le donne: «Certo – conclude il professor Stefano Bruschi – perché le donne sono più abituate all’estetica: si truccano, si pettinano, vanno dall’estetista e dal parrucchiere. Hanno in definitiva una confidenza con la cultura dell’estetica che l’uomo ancora non ha».