Sarcomi, la chirurgia ricostruttiva per i tumori di muscoli e ossa


«Interventi di ricostruzione sempre più efficaci», spiega il dottor Raimondo Piana, l’ortopedico che ha sostituito il femore di un bambino servendosi di un omero. Ha ricostruito il femore di un bambino di cinque anni e mezzo colpito da tumore servendosi di un omero prelevato dalla Banca dei tessuti muscolo-scheletrici della Regione Piemonte: un intervento senza […]

«Interventi di ricostruzione sempre più efficaci», spiega il dottor Raimondo Piana, l’ortopedico che ha sostituito il femore di un bambino servendosi di un omero.

Ha ricostruito il femore di un bambino di cinque anni e mezzo colpito da tumore servendosi di un omero prelevato dalla Banca dei tessuti muscolo-scheletrici della Regione Piemonte: un intervento senza precedenti e perfettamente riuscito che lo ha anche condotto a un prestigioso riconoscimento del Congresso mondiale di tecnologia in chirurgia protesica, svolto a Boston a metà ottobre. A eseguire l’intervento è stato il dottor Raimondo Piana, ortopedico della Clinica Fornaca e direttore dell’Ortopedia oncologica e ricostruttiva della Città della salute e della scienza di Torino. «E’ stata un’operazione davvero particolare che ha premiato soprattutto il bambino e la sua famiglia – esordisce il dottor Piana -. Si trattava di un osteosarcoma al femore distale, vale a dire la parte superiore del ginocchio. Il bambino era troppo piccolo per l’impianto di una protesi e, nonostante le ricerche svolte nelle Banche di tutto il mondo, non era stato possibile trovare un femore dalle dimensioni adatte all’impianto». Ecco quindi l’idea di un omero, rivestito con una protesi di ginocchio ceramizzata e unito con una placca a quanto restava del femore del bambino. «Nel corso dei mesi – prosegue il dottor Piana – il nuovo femore ha abitato il trapianto e, a distanza di due anni, le parti si sono fuse completamente tanto da permettere al bambino di camminare bene. Un grande risultato che mi fa emozionare ogni volta che rivedo le radiografie e che spero di non dover mai più ripetere su un bambino».

Il dottor Piana è esperto nel trattamento dei tumori muscolo-scheletrici, nella chirurgia ricostruttiva dei tessuti molli e ossei nonché nel prelievo di tessuto muscolo-scheletrico da donatore. «La mia è una una chirurgia particolare, rivolta soprattutto alle lesioni dell’apparato muscolo-scheletrico – spiega -. Si tratta di tumori che, a differenza di quanto comunemente si pensa, hanno una prognosi di sopravvivenza a dieci anni del 70 per cento». Merito delle migliorate terapie mediche che, come naturale conseguenza, hanno favorito la crescita della chirurgia ricostruttiva: «Salita la percentuale di guarigione del paziente – conferma il dottor Piana – è notevolmente diminuito il numero di interventi demolitivi. Oggi, in presenza di lesioni tumorali, il chirurgo sostituisce anca o ginocchio servendosi delle adeguate protesi e ricostruisce le perdite dei tessuti muscolari utilizzando lembi vascolarizzati». Una chirurgia che diventa ancora più delicata quando riguarda i bambini: «Con risultati doppiamente importanti, perché oltre a salvare la funzionalità dell’arto del piccolo paziente, si punta a un accrescimento di tipo armonico dello stesso in grado di garantire una vita relazionale regolare», precisa il dottor Piana.

Il lavoro multidisciplinare in team è, secondo il dottor Piana, la chiave di volta per ottenere risultati di alto livello per il paziente, spesso atteso da un percorso di cura molto lungo: «L’intervento chirurgico ricostruttivo è spesso preceduto e seguito da cicli di chemioterapia – conferma -, diventa perciò fondamentale una stretta e valida collaborazione tra chirurgo e oncologo affinché il paziente riceva sempre il meglio in fatto di cure e attenzioni». Lavoro di squadra che risulta essere anche la carta vincente della Fornaca: «Il team di ortopedici della Clinica garantisce sempre una soluzione di massimo livello per il paziente – conclude il dottor Raimondo Piana -. Chi viene colpito da una patologia oncologica tende a sentirsi perso e sfiduciato, il nostro impegno è quello di intervenire per ricondurlo a una vita quotidiana normale, pressoché identica a quella di chi non ha il tumore».