Tumori di colon e retto: la chirurgia è meno invasiva e più efficace


Ne hanno discusso a “Martedì Salute” il professor Mario Morino e il professor Umberto Ricardi: «Nel mondo occidentale le neoplasie del colon retto rappresentano la più diffusa malattia oncologica – hanno ricordato -. Incidenza e mortalità si sono oggi ridotte grazie allo screening, alle moderne tecniche chirurgiche e ai trattamenti non chirurgici». “La Chirurgia dei […]

Ne hanno discusso a “Martedì Salute” il professor Mario Morino e il professor Umberto Ricardi: «Nel mondo occidentale le neoplasie del colon retto rappresentano la più diffusa malattia oncologica – hanno ricordato -. Incidenza e mortalità si sono oggi ridotte grazie allo screening, alle moderne tecniche chirurgiche e ai trattamenti non chirurgici».

“La Chirurgia dei tumori colorettali: più efficace e meno invasiva per una migliore qualità di vita”. Ne hanno parlato, lo scorso, 24 settembre, il professor Mario Morino e il professor Umberto Ricardi nel corso dell’incontro che ha inaugurato il secondo ciclo 2019 dei “Martedì Salute”, in programma fino al 3 dicembre nell’Auditorium della Città metropolitana in corso Inghilterra 7, Torino.

Il professor Mario Morino, chirurgo della Clinica Fornaca, direttore della Scuola di specialità in Chirurgia generale unificata dell’Università di Torino e direttore del Dipartimento di Chirurgia della Città della Salute e della Scienza di Torino, ha esordito ricordando come oggi: «Nel mondo occidentale le neoplasie del colon retto rappresentano la più diffusa malattia oncologica coinvolgendo in egual misura uomini e donne». Da sempre, il trattamento più efficace è quello della rimozione chirurgica: «Negli ultimi anni – ha proseguito – la chirurgia dei tumori del colon retto è però totalmente cambiata con l’avvento della chirurgia mininvasiva laparoscopica e, più avanti, con quello della chirurgia transanale». Proprio grazie a queste rivoluzioni e ai progressi tecnologici connessi all’introduzione della chirurgia robotica, l’impatto del gesto chirurgico sulla qualità di vita dei pazienti è andato via via diminuendo: «In alcuni casi la chirurgia è diventata ambulatoriale e in altri casi i ricoveri si sono ridotti a pochi giorni – ha sottolineato il professor Morino -, L’intervento non lascia più cicatrici, porta a ridurre sempre di più la necessità di ricorrere a stomie, così come alla comparsa di effetti collaterali». Tutto questo si accompagna a: «Una migliore precisione del gesto chirurgico e, di conseguenza, a una maggiore efficacia oncologica con percentuali di guarigione che ormai superano l’80 per cento».

Il professor Umberto Ricardi, radioterapista della Clinica Fornaca, docente di Radioterapia dell’Università di Torino e direttore della Radioterapia Universitaria del San Giovanni Battista di Torino, ha dal canto suo ribadito come: «Nell’ambito del carcinoma del retto, la radioterapia possiede un ruolo importante nel trattamento multidisciplinare perché offre la possibilità di migliorare il controllo locale di malattia». Negli ultimi decenni, in virtù del miglioramento delle tecniche chirurgiche e all’introduzione del trattamento radiante, il tasso di recidiva locale è stato nettamente ridotto: «Grazie a rilevanti risultati di studi randomizzati, il trattamento chemioradioterapico preoperatorio è attualmente considerato lo standard per i pazienti affetti da malattia localmente avanzata – ha confermato il professor Ricardi -. E va altresì considerato il ruolo della radioterapia ipofrazionata, approccio che offre ottimo controllo locale di malattia e sopravvivenza globale paragonabili alla radiochemioterapia tradizionale. L’evoluzione tecnologica ha consentito di elaborare nuove strategie e migliorare la tolleranza al trattamento e il tasso di risposta patologica completa, un elemento che pone le basi per strategie di preservazione d’organo».

Il professor Morino ha altresì fornito alcuni numeri relativi ai tumori colorettali: «Il 70 per cento riguardano il colon e il restante 30 per cento sono del retto – ha precisato -. Negli ultimi trent’anni, incidenza e mortalità si sono fortemente ridotte grazie allo screening che prevede la ricerca del sangue occulto nelle feci e l’endoscopia: trovare i tumori quando sono piccoli permette inoltre un atto chirurgico più agevole che, nel caso dei polipi del colon, diventa radicale nell’80 per cento dei casi e offre alte percentuali di guarigione».L’approccio chirurgico laparoscopico offre diversi vantaggi: minore dolore post-operatorio, più rapida ripresa delle funzioni gastrointestinali, mobilità più precoce, minor degenza ospedaliera e tasso di complicanze, miglior esito cosmetico e identici risultati dal punto di vista oncologico. Importante anche il contributo del robot da Vinci e la più avanzata chirurgia transanale che alla mininvasività abbina la conservazione degli organi e delle loro funzioni.

Il professor Ricardi s’è soffermato in particolare sul tumore del retto: «Ogni anno in Italia se ne registrano 15mila casi – ha evidenziato -. Una valutazione interdisciplinare è più che mai necessaria, anche perché il 60 per cento dei pazienti si presenta quando il tumore è localmente avanzato». La chirurgia deve però essere preceduta da un trattamento non chirurgico: «La radioterapia dimezza il rischio di recidiva del tumore, facendolo passare dal 12-13 per cento al 5-6 per cento». Può anche essere associata alla chemioterapia, un abbinamento che nel 15-20 per cento dei casi fa scomparire il tumore. Il risultato di tute queste applicazioni è la netta crescita della sopravvivenza a cinque anni dopo il tumore: «Oggi siamo al 62 per cento, negli anni 60/70 eravamo al 35-40 per cento», ha concluso il professor Ricardi.