Asma: i sintomi, come diagnosticarla e come curarla


Malattia cronica respiratoria ostruttiva che può colpire sia soggetti giovani – allergici soprattutto – sia più adulti, in Italia è ancora sottostimata e spesso non trattata adeguatamente.

L’asma, una malattia che in Italia è diffusa, ma ancora sottodiagnosticata e in molti casi trattata male. “La nostra bussola è il report “GINA”, Global Initiative for Asthma, documento periodico redatto da esperti internazionali, che traccia le linee guida per la diagnosi e il trattamento dell’asma, oltre all’epidemiologia”, spiega il dott. Emiliano Gatti, pneumologo attivo presso la Clinica Fornaca di Torino. “Sono fondamentali una corretta diagnosi, ma soprattutto una terapia regolarmente condotta sia nei tempi che nei modi da parte del paziente”.

Che cos’è l’asma?

“L’asma bronchiale è una malattia cronica respiratoria ostruttiva che può colpire sia soggetti giovani – allergici soprattutto – sia soggetti più adulti; in questo caso spesso ci troviamo di fronte ad asma detta “late-onset”, e cioè con esordio tardivo, frequentemente non di tipo allergico.

Sul piano clinico, è caratterizzata da due aspetti: la reversibilità e la variabilità. Parliamo di reversibilità in quanto, a seguito dalla somministrazione per via inalatoria della terapia broncodilatatrice, si assiste ad un miglioramento della dilatazione bronchiale. Si parla di variabilità, invece, poichè nel corso del tempo la funzione respiratoria può alternare momenti di normalità con fasi respiratorie ostruttive più o meno critiche”.

Come si diagnostica l’asma e quali esami servono?

“La diagnosi si pone con due criteri: uno clinico e uno strumentale. Dal punto di vista clinico, l’asma bronchiale è caratterizzata da specifici sintomi, come dispnea, wheezing (respiro sibilante), tosse (prima fase secca, poi mucosa), in alcuni casi difficoltà respiratorie soprattutto sotto sforzo e comparsa di sintomatologia notturna (wheezing, dispnea, tosse)”.

Accanto al sospetto clinico, alcuni esami strumentali sono poi utili per confermare la diagnosi. “La spirometria (spirometria semplice) è il primo passo: consiste nella misurazione della quantità di aria che il polmone utilizza nella respirazione e nella misura dei flussi dell’aria durante la respirazione forzata confrontando i risultati con uno standard noto, in funzione della età, del sesso, della altezza e del peso. Se la funzionalità respiratoria è normale, la conferma non c’è ancora e devono essere eseguiti ulteriori accertamenti”.

Se la spirometria evidenzia alterazioni di tipo ostruttivo, è necessario un ulteriore esame chiamato test di broncoreversibilità (o broncodilazione): “occorre far inalare una dose di broncodilatatore (di solito 4 inalazioni successive di salbutamolo per una dose totale di 400 mcg) e, dopo 20 minuti, si verifica se c’è stato un miglioramento. Questo è significativo quando, rispetto alla spirometria di base, il volume di aria espirato nel primo secondo è pari a 200 ml e il 12% in più rispetto al valore basale”.

Un terzo esame di funzionalità respiratoria è il test di broncoprovocazione aspecifica con metacolina: da eseguire nei casi in cui la spirometria o la prova di broncoreversibilità abbiano dato esito negativo (o non siano comunque significative) pur in presenza di sospetto.

“Il test prevede l’inalazione per via aerosolica di dosi crescenti di metacolina (sostanza asmogena), fino a un massimo standard prestabilito di circa 1600 microgrammi con relative spirometrie di controllo che vengono eseguite dopo ogni dose inalata. L’unità di misura utilizzato è il PD20 FEV1 che esprime la dose capace di provocare la riduzione del 20% del FEV1 rispetto al valore di partenza.  Pertanto una riduzione del 20% del FEV1 (principale indice di ostruzione bronchiale) rispetto a quello di partenza, è indicativo di esame positivo e il test viene interrotto.

Come si cura l’asma?

La terapia si fonda sulla somministrazione inalatoria di farmaci antinfiammatori e broncodilatatori: “Essendo la malattia asmatica una malattia prettamente infiammatoria, è infatti fondamentale l’utilizzo del cortisonico inalatorio, che spegne l’attività infiammatoria bronchiale riducendo la condizione di ipersensibilità bronchiale. I vari protocolli terapeutici prevedono sempre l’associazione con il broncodilatore, che agisce sullo spasmo bronchiale, aumentando la pervietà”.

Le terapie devono essere mantenute regolarmente, e per periodi sufficientemente lunghi secondo le indicazioni dello specialista e nel caso di asma su base allergica è importante completare l’accertamento con un test allergologico ed evitare l’esposizione verso gli allergeni individuati.

Esistono poi casi che fanno parte del quadro dell’asma a esordio tardivo e casi definiti come “asma grave“: “L’asma è considerata grave quando le terapie inalatorie a livello massimale non riescono a controllarla con conseguenti crisi asmatiche gravi che portano a frequenti visite mediche, ricoveri ospedalieri e cicli di corticosteroidi per via orale/sistemica. Questa forma di asma può gravemente influenzare la vita quotidiana di chi ne soffre, compromettendo la socialità, il lavoro e la vita personale. In questi casi è opportuno prendere in considerazione la terapia con farmaci biologici (anti-interleuchine e anti-IgE di vario tipo): si tratta di terapie per via sottocutanea a scadenza variabile (all’incirca mensile), la cui prescrizione è regolata dalle norme AIFA a causa soprattutto del costo molto elevato. La prescrizione è unicamente affidata allo Specialista pneumologo ospedaliero. La terapia ha scarsi effetti collaterali e ha una durata molto lunga (tanto che non è possibile prevederne un termine).

Per favorire un buon controllo dell’asma da parte del paziente stesso, esiste un questionario validato dalle GINA (ACT: Asthma Control Test, scaricabile on line) che permette, tramite la risposta a 5 semplici quesiti che riguardano la presenza di sintomatologia tipica e la qualità di vita, di determinare l’efficacia della terapia. Il questionario va compilato a scadenza mensile. Il risultato è uno score il cui valore migliore è 25 punti. Per valori inferiori a 19/25 l’asma non è ben controllato e si consiglia di consultare lo specialista.