La chirurgia della mano oggi


Dalle procedure mininvasiva alla rapidità del recupero, all’approccio globale per garantire la migliore cura. Com’è cambiata la chirurgia dell’organo più delicato e complesso del nostro corpo: la mano.

In ogni mano lavorano ben 21 tendini che uniscono 27 ossa, alcune delle quali lunghe pochi millimetri. Si tratta di un congegno delicato e di primaria importanza che, di fronte a un problema, va curato nel modo più efficace e rapido possibile.

La sua complessità richiede un trattamento strutturato, con competenze non soltanto ortopediche e traumatologiche, ma anche plastiche e di microchirurgia nervosa e vascolare. Per questo nasce la Chirurgia della mano, branca relativamente giovane ma la cui evoluzione negli ultimi anni è stata esponenziale. Ne parliamo con il dott. Giorgio Pivato, responsabile del Centro di Chirurgia della mano della Clinica Fornaca e dell’Unità operativa di Chirurgia della mano dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (MI).

Quali risultati di efficacia ha raggiunto la chirurgia della mano?

Oggi è possibile risolvere la sindrome del tunnel carpale in meno di un minuto con un’incisione di mezzo centimetro, oppure operare le fratture con tecniche mininvasive che evitano il gesso e consentono da subito il movimento. Anche per le lesioni legamentose del polso, l’approccio artroscopico ha permesso una drastica riduzione dei disagi per il paziente. Ultimamente poi, grazie all’impiego di protesi di ultima generazione, anche la rizoartrosi, fino a poco tempo fa un intervento che prevedeva lunghi periodi di immobilizzazione e fisioterapia, i pazienti possono tornare ad un utilizzo nomale della mano in meno di un mese. Un ultimo accenno al Morbo di Dupuytren, patologia assai frequente che si caratterizza per una retrazione in flessione di uno o più dita: grazie alla cordotomia percutanea, con una semplice puntura è possibile interrompere il cordone patologico e restituire l’estensione del dito.

In cosa consiste l’artroscopia al polso e alla mano?

L’approccio artroscopico consente di avere una visione diretta delle strutture che costituiscono le articolazioni del polso e della mano grazie a uno strumento del diametro di 1,9 mm, dotato di una lente angolata, collegato a un cavo a fibre ottiche e a una telecamera. Le incisioni per lavorare con l’artroscopio sono solitamente molto piccole (pochi millimetri), tanto da non richiedere punti di sutura, ma da poter essere chiuse da speciali cerotti che normalmente vengono rimossi dopo circa 7 giorni dall’intervento.

Successivamente all’artroscopia, sarà necessario un bendaggio o un tutore per immobilizzare il polso, a seconda della patologia. Allo stesso modo, il trattamento fisioterapico varia in base della natura della lesione.

Anche la riabilitazione della mano ha fatto passi avanti importanti?

Oggi la riabilitazione della mano deve avere un approccio “globale”: l’approccio didattico è fondamentale. Il paziente è trattato regolarmente e apprende il protocollo necessario affinché possa riabilitarsi anche nelle ore in cui non è in ospedale. Altro cardine della riabilitazione è la precocità, che si manifesta con l’inizio della fisioterapia (quando il tipo di patologia lo permette) in seconda giornata o con il cosiddetto “splinting intrachirurgico”: si tratta di confezionare il tutore direttamente in sala operatoria, o, in ogni modo, poche ore dopo l’intervento e completamente sartorializzato sul paziente.

Fondamentale è poi il monitoraggio costante del paziente. Attraverso i controlli congiunti con il fisioterapista ed il chirurgo, il paziente è valutato periodicamente per chiarire dubbi o per decidere eventuali modifiche al protocollo. Lo splinting non va a sostituirsi alle tecniche classiche, ma ne è naturale compendio. La riabilitazione non è un che di accessorio ma parte integrante del trattamento della patologia e fondamentale per un buon risultato.

Anche nello sport, il ruolo del chirurgo della mano è quanto mai prezioso

La massima espressione della mano è lo sport: gesti fantastici, ma anche traumi, compresi quelli da over-use. Dobbiamo proteggerla, ben sapendo che lo sportivo vuole tornare in fretta a svolgere la sua attività. Occorre conoscere le lesioni specifiche di ogni sport: sci, ciclismo, basket, volley, richiedono trattamenti e rimedi diversi. Occorre in ogni caso rispettare i tempi biologici di guarigione.

Un approccio sempre più completo e globale quindi?

Sì, il ruolo del chirurgo della mano non si esaurisce mai nell’intervento, ma si estende alla necessità di un recupero funzionale il più precoce e completo possibile.