La tecnologia robotica per la colonna vertebrale ai “Martedì Salute”


Il nuovo robot della Clinica Fornaca è stato al centro dell’incontro dello scorso 19 febbraio. «Ci permette di eseguire un intervento chirurgico mininvasivo più rapido di quello tradizionale con aumentata precisione e ridotta possibilità di errore», ha detto il professor Franco Benech di fronte a un folto e attento pubblico. “La tecnologia robotica nel trattamento […]

Il nuovo robot della Clinica Fornaca è stato al centro dell’incontro dello scorso 19 febbraio. «Ci permette di eseguire un intervento chirurgico mininvasivo più rapido di quello tradizionale con aumentata precisione e ridotta possibilità di errore», ha detto il professor Franco Benech di fronte a un folto e attento pubblico.

“La tecnologia robotica nel trattamento della colonna vertebrale. Sembra futuro, ma è già realtà”. Era il titolo del “Martedì Salute” in programma lo scorso 19 febbraio nell’Auditorium della Città metropolitana di Torino. A parlarne alla platea sono stati il professor Franco Benech, il dottor Carlo Alberto Benech e la dottoressa Rosa Perez, neurochirurghi della Clinica Fornaca nonché il dottor Maurizio Berardino, anestesista della Clinica Fornaca e della Città della Salute e della Scienza di Torino.

La tecnologia robotica illustrata a un pubblico folto e attento che ha infine sottoposto un lungo elenco di domande agli specialisti era quella del nuovo robot a disposizione della Clinica Fornaca dallo scorso autunno: capace di stabilizzare la colonna vertebrale combinando le immagini e gli esami pre-operatori del paziente con i riferimenti dinamici posizionati sullo stesso paziente in sala operatoria. «Siamo stati i primi in Italia e in Europa ad adottare questa nuova tecnologia – ha premesso il professor Franco Benech -. Il robot ci permette di eseguire un intervento chirurgico mininvasivo più rapido di quello tradizionale con aumentata precisione e ridotta possibilità di errore. Il paziente può essere dimesso nel giro di ventiquattr’ore e riprendere in pochi giorni tutte le attività quotidiane comprese, nel giro di tre sole settimane, quelle sportive».

La dottoressa Perez si è invece soffermata sul mal di schiena parlando di discopatia, stenosi lombare e sciatalgia, evidenziando come «il trattamento conservativo sia sempre il primo accorgimento che il paziente deve seguire prima di rivolgersi al chirurgo». E proprio nell’ambito della chirurgia della colonna vertebrale, la neurochirurga ha ricordato i rischi legati alla tecnica tradizionale. Sottolineando infine gli ambiti che lasciano preferire il robot: «Spondilolistesi (vale a dire lo “scivolamento” delle vertebre), stenosi lombare ed ernie del disco associate a instabilità vertebrale, fratture vertebrali e discopatie sono le patologie che possono essere oggetto di questa nuova tecnologia», ha ricordato.

«Si tratta di una chirurgia priva di errori – ha ribadito il dottor Carlo Alberto Benech -, la cui navigazione è consentita da un braccio robotico collegato a un software: il computer crea la mappa e il chirurgo la esegue, esattamente come si fa con il GPS«. L’esecuzione di una TC e di un planning mirato producono le immagini che diventano mappa. «Questo tipo di tecnica determina una serie importante di riduzioni – ha aggiunto -: la lunghezza delle incisioni; la quantità di perdite ematiche, danno muscolare e infezioni; i tempi di ricovero, esposizione ai raggi X e dolore post operatorio». Il dottor Carlo Alberto Benech ha quindi richiamato la massima accuratezza della nuova tecnologia: «il robot è al servizio del chirurgo per renderlo ancora più preciso».

E per quanto riguarda l’anestesia? Cosa cambia di fronte al robot? «Nulla – ha risposto il dottor Berardino – Si tratta sempre e comunque di un’anestesia generale, studiata per complicare e modificare il meno possibile la vita del paziente e le sue abitudini». Con un’attitudine che demolisce falsi miti («Il digiuno? Basta di quattro ore solidi e di due per i liquidi», ha osservato l’anestesista) e va sempre più in direzione del protocollo ERAS, metodo di gestione consapevole che per il paziente si traduce in assenza di dolore nonché in una ripresa più facile e immediata delle funzioni fisiologiche.

«Se il robot “ruba” spazio al chirurgo? Assolutamente no – ha concluso il professor Franco Benech -. È come guidare un aereo: l’equipaggio sale a bordo prima dei passeggeri per impostare il volo e programmarlo in ogni minimo dettaglio, dopodiché dal decollo all’atterraggio ci sono sempre il pilota, il vice pilota e le altre figure delegate al perfetto funzionamento della macchina».