Nevralgie della testa e del collo, l’approccio è multidisciplinare


Nevralgie della testa e del collo: cosa sono e come si curano. Ne hanno discusso a “Martedì Salute” il dottor Francesco Zenga e il professor Gianfranco Pecorari, neurochirurgo e otorinolaringoiatra della Clinica Fornaca. Indispensabili la corretta diagnosi e il coinvolgimento di più specialisti.   “Le nevralgie della testa e del collo: cosa sono e come […]

Nevralgie della testa e del collo: cosa sono e come si curano. Ne hanno discusso a “Martedì Salute” il dottor Francesco Zenga e il professor Gianfranco Pecorari, neurochirurgo e otorinolaringoiatra della Clinica Fornaca. Indispensabili la corretta diagnosi e il coinvolgimento di più specialisti.

 

“Le nevralgie della testa e del collo: cosa sono e come si curano”, era lo stimolante argomento del “Martedì Salute” in programma lo scorso 20 marzo alla GAM, Galleria d’Arte Moderna di Torino. Ne hanno discusso il dottor Francesco Zenga, neurochirurgo della Clinica Fornaca e della Città della salute e della scienza di Torino e il professor Gianfranco Pecorari, otorinolaringoiatra della Clinica Fornaca e della Città della salute e della scienza di Torino, introdotti e moderati dal professor Alessandro Ducati, neurochirurgo e dal professor Roberto Albera, otorinolaringoiatra.

Proprio il professor Albera ha premesso come la nevralgia sia: «La tipica situazione di disturbo che chiama in causa più specialisti». Un concetto ribadito dal professor Ducati: «La terapia troppo settoriale non soddisfa il paziente: le nevralgie sono diverse dalle cefalee atipiche, la loro diagnosi è il punto fondamentale». È toccato al dottor Zenga aprire la discussione ricordando come un tempo la nevralgia fosse definita “la malattia del suicidio”, tanto era il dolore lancinante che la contraddistingueva e che, in epoche diverse, aveva tormentato anche Giulio Cesare, Carlo Magno e Galileo Galilei.

«La nevralgia del trigemino colpisce quattro/cinque persone su 100mila, in prevalenza donne di età compresa tra i 50 e i 60 anni – ha quindi proseguito il dottor Zenga -. Il sintomo tipico è rappresentato dalla scarica improvvisa e lancinante che dura uno o due secondi e che si può anche ripetere a distanza di uno o due minuti». Si manifesta durante azioni semplici come lavarsi, radersi, mangiare o sfiorarsi il volto e si tratta di un dolore unilaterale dalla sede ben precisa e delimitata che interessa una sola branca: non ci sono segni neurologici associati. «Occorre differenziarlo dai dolori odontoiatrici – ha aggiunto -, perché in questo caso antinfiammatori e antidolorifici non agiscono». Qual è la causa della nevralgia al trigemino? «Un conflitto vascolare che genera la compressione del nervo», è stata la risposta. Il disturbo risponde alla terapia antiepilettica, mentre l’intervento di Neurochirurgia funzionale sposta l’arteria che comprime il nervo.

Sono invece più rare le nevralgie del glosso faringeo. Come si curano? «Il primo passo è la terapia farmacologica antiepilettica – ha affermato il dottor Zenga -. Se non funziona si ricorre al trattamento chirurgico di decompressione e, qualora quest’ultimo fosse impossibile da praticarsi o non risolutivo, si passerebbe a un intervento percutaneo che passa dall’esterno a va interagire sul nervo. Ultimo possibile step è la singola seduta di radioterapia per il trattamento del nervo». Infine il dottor Francesco Zenga ha parlato dell’emispasmo del nervo facciale, un disturbo che consiste in continue contrazioni unilaterali, involontarie e intermittenti dei muscoli della faccia e per il quale le terapie sono le stesse utilizzate per le nevralgie del glosso faringeo: «Ma in taluni casi, si può anche ricorrere alla tossina botulinica», ha concluso.

Il professor Gianfranco Pecorari s’è quindi soffermato sulle nevralgie che interessano più da vicino l’otorinolaringoiatra. Ha introdotto la Sindrome di Charlin: «Un’irritazione del nervo oftalmico e delle strutture vascolari adiacenti con dolore lungo la parete nasale.e con la presenza di idrorrea nasale, starnuti, congiuntivite» e rivelato che la terapia risiede nella toccatura con anestetico. Stessi sintomi, con l’aggiunta di lacrimazione, dolore sordo e prurito al palato per la Sindrome di Sluder: «Un’irritazione del ganglio sfenopalatino per la quale di può ricorrere ad alcolizzazione, toccatura o radiofrequenza». È invece spesso associata ad artrosi cervicale la Sindrome di Neri-Barrè-Lieou: cefalea occipitale e/o retro orbitale, acufeni, vertigine e dolore al braccio ne rappresentano i sintomi. «È diagnosticabile attraverso le radiografie, mentre la terapia ricorre ad antidolorifici e antinfiammatori», ha precisato il professor Pecorari.

Grande attenzione è stata dedicata alla Nevralgia di Arnold: una cefalea occipitale da irritazione dei nervi grande e piccolo occipitali. «Il sintomo più evidente è un dolore trafittivo che può interessare nuca e parte posteriore dell’occhio, spesso associato a fotofobia», ha osservato il professor Pecorari. La diagnosi passa per l’anamnesi del paziente al quale si aggiungono più esiti strumentali (radiografie, risonanza magnetica TC), mentre la terapia può comprendere antinfiammatori, fisioterapia, infiltrazioni, radiofrequenza, fino alla chirurgia con la sezione del nervo grande occipitale. Detto che la Sindrome di Eagle risulta molto simile alla nevralgia del glosso faringeo, il professor Gianfranco Pecorari ha concluso richiamando ancora una volta l’importanza dell’approccio multidisciplinare ed elencando gli specialisti che possono essere coinvolti nella cura di tutti questi disturbi: otorinolaringoiatra, oculista, ortopedico, neurologo, odontoiatra, psichiatra.